222 EPISTOLARIO Come ringraziare l’amico d’un benefizio così grande? Chè se il riuscir grato a uomini eccellenti è per altri un titolo di lode, egli invece ne trae il suo maggior vanto, e mas-sime trattandosi dello Zeno, il quale va innanzi a tutti per le sue pubbliche e private virtù. cuius quidem rei nec sum avidus nec satis intelligo quod benefi-cium sit eum, qui non sit meritus, laudare; sed quod effecisti verbis tuis ut ille me tantus vir, bello ac pace preclarus et in urbe sua omnium facile primus, in amicum sibi desideraret. quam tibi ego dignam gratiam possum pro huiuscemodi beneficio red-dere? quod meritum par? scitum est enim illud: « principibus « placuisse viris non ultima laus est», et est apud ceteros ita; apud me vero et sutnma et maxima non modo laus est sed gloria, placuisse illis, qui virtute, doctrina et rerum benegestarum splendore principes habeantur. in quo genere neminem habeo quem huic ex omnibus preferam, si pacis bellique studia, si prudentie Rambaldo degli Azzoni Avogaro si conserva poi una copia del testamento, redatto a Treviso nella casa del testatore nel 1404, di fra Iacopo, «ordinis Pre-«dicatorum, de Tarvisio, Dei et apo-« stolicae sedis gratia episc. Thinarum « et Michonarum » ; nel qual testamento Iacopo ricorda «dominam Lu-« ciani eius cognatam et uxorem tnagi-« stri Hendrigeti calegarii Iratris ipsius « testatoris ». 6) Successore di Lotto Gambacorta nel vescovado di Treviso era « Iacobus de Tervisio, decretorum « doctor, clericus camerae apostol. ac « referendar. », il quale si obbligò a pagar le consuete tasse il 14 dicembre 1409. Egli prendeva parte al concilio di Costanza, e mori a Venezia il 10 febbraio 1416, lasciando tutti i suoi libri alla chiesa cattedrale di Treviso, con l’obbligo però che cento ducati fossero spesi nella costruzione d’un porticato e nella compera d’un paramento rosso per le messe pontificali. Dal testamento risulta inoltre eh’ egli desiderava essere sepolto nella chiesa domenicana di San Nicolò. 7) Secondo I’Eubel (Hierarchia, voi. I, s. v. Tino et Micono), «Iacobus Endri-« getti de Lavazola, O. Praed. » era vescovo di Tino e Micono dal 3 1 marzo 1400, al 21 settembre, 1403, anno in cui gli succedette un altro Iacopo, tra- 10 sferito a quella sede da una diocesi sufifraganea d’Atene ; ma nulla ci dice l’Eubel intorno ai casi posteriori di Iacopo Endrigetti, e la nomina del suo successore è annotata : « ob. Bertuci. « Liberatur a solv. communi serv. pro-«pter paupertatem». Ora, quantunque I’Ughelli (Italia sacra, to. V, col. 561) creda di dover ritenere Iacopo vescovo di Treviso tutt’uno con Iacopo vescovo di Tino e Micono, e la sua opinione, ripetuta poi dal Cappelletti, sia apparentemente accettata da C. Agnoletti, (Treviso e le sue Pievi, voi. I, parte prima, Treviso, 1897, p. 154), ci pare ovvio concludere che si tratti di due personaggi diversi, e che il vescovo domenicano sia morto non molto tempo dopo aver fatto testamento nel 1404. Il corrispondente del V. sarà quindi identico coll’Iacopo, dottore in diritto canonico, che era vicario perpetuo del duomo - non già del vescovo - di Treviso, vicario del vescovo di Castello, canonico di Padova, ed ufficiale della cancelleria Carrarese. Partito poi da Padova nel 1403, egli accompagnò un amico suo e del V. in missione diplomatica, e pare facesse parte della curia Romana finché fu nominato vescovo di Treviso nel 1409.