DI PIER PAOLO VERGERIO 77 quo unusW superstiterit, solidi integrique manebunt. de hoc tamen(c) ipse cognoverit ; ego fortunam eius plurimum W miror. nescio quo pacto res misceat, quod, qui pridie eius beneficio ad supremum invidiosumque summis regibus statum brevi momento 5 temporis deductus, toti orbi terror imminebat W, proxime, mutata parumperW illius facie te), duarum maximarum urbium, quas levi incursu et prius, ut sic dicam, quam vellet suas esse ceperat, altera spoliatus sit, alteram desolatam sine civibus suis teneat; nunc etiam urbibus dives, copiosus militum, parva manu conculcari agrum io suum obequitarique, si non dissimulai, ante oculos suos permiserit. Hec et damnosa et ignominiosa sub calliditatis titulo pati potuit, sed caveat ne, dum multam astutiam incautus simulai, hostibus animos augeat et res suas, que in precipiti site sunt, perditum ire sinat. res sua agitur; ipse deliberei. Karolus 0>) de VicecomitibusM 15 nescio qua causa imbellis® domi stetit, plurimum, ut fama fert, (a) Mur. vivus (b) R soli integrique (c) B De hoc tantum (d) G plurimam (e) B orbi terrarum imminebat (f) B om. parumper (g) Pillis facie (li) Mur. Do-minus Karolus (i) Mur. in bellis (1) Carlo di Bernabò Visconti e di Beatrice di Mastino della Scala, signore nel 1379 di Parma, Borgo San Don-nino e Crema, e marito di Beatrice di Carlo conte d’Armagnac, dopo la cattura di Bernabò nel 1385 si rifugiò dapprima in Germania, ma recatosi in seguito a Firenze, sede dei complotti degli eredi spodestati di Bernabò per ricuperare i loro domini perduti, combatteva nel 1388-90 nella compagnia del suo cognato Giovanni Hawkwood, con l’aiuto del quale egli nutriva la speranza di farsi signore di Milano. Ma, fosse per inettitudine o per slealtà o per l’inerzia che distingueva i figli di Bernabò, egli non fu persona grata neppur alla fazione milanese ch’era pronta a rovesciar il governo del Conte di Virtù, e tostochè Giovanni d’Armagnac, altro suo cognato, fu sconfitto ad Alessandria, egli fece una convenzione il 19 settembre 1391 a Venezia con Gian Galeazzo, promettendo di fissare la sua dimora in Baviera; convenzione che fu rinnovata nel 1393 e cambiata nel senso che gli venne dal vincitore concesso di stabilirsi a Venezia. Dopo la morte di Gian Galeazzo, avvenuta nel 1402, Carlo partecipò all’impresa di Francesco Novello contro Verona nel 1404, ed ivi egli morì il 28 aprile di quell’anno. Parrebbe che durante la guerra del 1391 egli rimanesse in disparte a Venezia, esempio d’inerzia tanto più sorprendente, in quanto che Giovanni d’Armagnac era sceso in Italia per difendere con la spada i diritti di lui e della sua consorte, mentre da anni egli aveva invocato l’aiuto dei nemici di Gian Galeazzo perchè lo rimettessero in possesso dei suoi stati (cf. M. Brunetti, Nuovi documenti Viscontei tratti dall’ Archivio di Stato di Venezia. Figli e nipoti di Bernabò Visconti in Archivio storico Lombardo, serie IV, voi. XII, I9°9- P' 5 sgg-)- Ma la fortuna gli è contraria ; Padova perduta, Verona in rovina; colui che fu terrore di tutti ora non può resistere alle poche genti che hanno invaso il suo territorio. Sarebbe forse questa astuzia di guerra ? Badi il Visconti che gli potrebbe riuscir dannoso. Biasima poi Carlo Visconti che non era venuto in aiuto della Lega ;