DI PIER PAOLO VERGERIO 493 ea occasione habitas fuisse. Praeter ista ex Vergerianis lucubrationibus superest Apologia prò Carrariensibus Principibus contra Albertinura Mus-satum ('); atque Opusculum de differentia Amici & Assentatomi. Q.uae funere Francisci Senioris fosse pronunciata dal V., forse a nome degli studenti, nella medesima o in altra occasione, oppure se debba considerarsi un esercizio retorico. Comunque sia, non v’è motivo alcuno a dubitare della sua -autenticità. (i) L’« Apologia», che il Combi (Memoria cit., p. xv) si proponeva di ristampare coll’Epistolario « come docu-« mento che spetta ad uno dei princi-« pali momenti della vita del Vcrgerio « e per togliere inoltre gli equivoci in «cui caddero su di ciò alcuni dei più « illustri nostri eruditi », fu già pubblicata, ma con diversi errori di lezione, da G. Cittadella, Storia della dominazione Carrarese in Padova, ivi, 1842, voi. I, p. 442. L’attribuzione al V., che risale, attraverso Apostolo Zeno, al Pi-gnoria ed al Tomasini, è quasi certamente erronea. Nel cod. B. P. 408 del Museo Civico di Padova, del secolo xiv, membranaceo, di cc. 20, contenente il libro XII del De Gestis Ita-licorum post Henricum VII di A. Mussato, il breve componimento in difesa dei Carraresi contro le accuse di malgoverno profferte dal Mussato è premesso al detto libro dello scrittore padovano, ma senza nome dell’autore. Il codice ricordato, che passò al Museo Civico assieme con altri mss. della raccolta Piazza, fu posseduto verso il 1633 da Bonifacio Papafava, e, al principio dell’Ottocento, apparteneva al conte Gian Roberto. Esso proviene (non sappiamo dir per quale via) dalla biblioteca di Francesco Novello, e fors’anche trovavasi tra i libri di Francesco il Vecchio (cf. V. Lazzarini, Libri di Francesco Novello da Carrara in Atti e Me-rie della R. Accademia di Scienze... in Padova, ivi, voi. XVIII, 1902). Ora, chi rifletta, dall’un lato, come l’argomento dell’« Apologia » concerne principalmente la congiura di Paolo Dente nel 1325, in cui furono coinvolti il Mussato (+ 1329) ed il fratello Gualpertino, abate di S. Giustina; e, dall’altro, come la composizione, la trascrizione e l’annotazione di cronache &c. diedero occupazione ai « curiali » di Francesco il Vecchio piuttosto che a quelli del Novello, essendo per altro il malgoverno dell’antico signore più palese e più bisognoso di difesa; non tarderà ad accorgersi quanto poco attendibile sia per sé l’attribuzione alV.d’un simile scritto, a tanta distanza dall’avvenimento ricordato. Aggiungasi che, pur in cosi breve spazio, vi si leggono delle frasi - ad es., « [qui] preponderaverunt suc-«cessus», « nunciati sunt veritatem», « erogatores [utilitatis] », « omnia cre-«dita suis elimata consiliis », «las-« satis viribus » - che non si riscontrano negli scritti del V., nè s’addicono al suo stile; e ancora che, nel De principibus Carrariensibus (ediz. cit., p. 2), lungi dall’apostrofare con asprezza contro il Mussato, ilV. ha scritto(otrascritto) che « Albertinus Musattus, Patavi-« nus, qui et doctrinae gloria et hono-« ribus in re publica claruit, de suis « temporibus accurate scripsit historiam, « in qua multa sunt de Carrariensibus « Viris et gestis eorum; sed is postremo « iniuria ìacessitus pleraque liberius stilo « permisit » ; e, di nuovo, nel racconto della congiura di Paolo Dente (p. 84), vi si legge che il Mussato « nullo suo « crimine, cum eo tempore urbe abes-« set, culpa tamen suorum Clugiam re-« legatus est; ob quam iniuriam pleraque «in Carrarienses mordacius scripsit». Per la nota (2) v. pag. seg. *