l’altro anno, uomo inutile e pigro, livido solunto di danaro, che se n'andò, pa- So d'aver salvata i vita mercé la virtù italica, e di aver accumulato molto oro, ingan* nando amici e nemici. Ora si dice che Venceslao scenderà con la Germania tutta per comporre le cose d’Italia; se ciò avverrà, Carlo VI farà altrettanto. Chi vivrà, vcdrA. Nulla di nuovo per ora. 80 EPISTOLARIO quodvis magis aptum quam ad arma tractanda, multoque auro conductum, quod plurimam W apud eas gentes vim habet, ad fo-venda harum partium bella venire adegit. qui numerosum militem et plurimos Germanie principes secum agens, muris clausis^ et itala virtute defensus, tantum ne vinceretur effecit; discedensque 5 non minus dcdecoris quam auri, quod ab utrisque partibus sum-pserat, secum tulit, abunde felix quod non in italico solo, quod barbarorum sepulcrum esse solet, ossa sua condenda reliquerit. nuper alius rumor erupit, qui pieno vulgi ore adventurum impe-ratorem cum universa Germania ad componendum Italie statum io asserat W. quod si futurum est, non fit dubium (c> quin et rex Gallorum ad imperium aspirans congestis viribus suis hue sese conferat. tantarum exitum rerum videbunt, quibus fatis permissum est. nichil amplius novi habeo. tu vale, amici memor. Padue, .111. augusti 1391. 15 (a) P plurlmum (b) R G in marg. clausus (c) R G in marg. non est dubium dì essersi lasciato corrompere per denari dal Visconti (cf. Minerbetti, op. cit-, p. 106), con il quale risulta infatti che gli ambasciatori di Stefano stavano trattando a Milano nel settembre. Dall’altra parte non pare che il Carrarese si sia adontato del contegno del duca, il quale, per il solo fatto della presenza delle sue truppe, lo aveva certamente aiutato assai (cf. Ga-tari, Cronaca Carrarese cit., p. 432 e 433). Quanto alle accuse di ozio, di cui si ha la conferma nella diceria tedesca che il duca « ass und trunk und «hub sich an ein Huren an ihm» (cf. T. Lindner, Geschichte des deutschen Reiches unter König Wendel, Braunschweig, 1875-80, II, p. 316), basti rilevare che in realtà le preoccupazioni di Stefano erano di assicurarsi innanzi tutto la conquista di Puglia e la mano di Margherita, vedova di Carlo III di Napoli, ed in secondo luogo il matrimonio della figlia di lei, Giovanna, con il proprio figlio Luigi. Aggiungasi eh’ egli era padre della regina di Francia, e ci si spiega quanto bisogno avesse d’una intesa con il Visconti, piuttosto che con la Signoria di Firenze. L’argomento è stato esaurientemente trattato da P. L. Rambaldi, Stefano III duca di Baviera al servigio della Lega contro Gian Galeazzo Visconti in Archivio storico Lombardo, serie ili, a. XXXIII, 1901, p. 286 sgg. (1) Già nel novembre del 1390 Ven-ceslao aveva annunciato la sua prossima venuta per l’incoronazione imperiale a Roma. Dall’altra parte Carlo VI di Francia, il quale si proponeva di far la conquista d’Italia e di portar l’antipapa avignonese, Clemente VII, a Roma per opera di Luigi, duca di Tou-raine, s’era trattenuto dal mettersi in viaggio durante il marzo del 1391, soltanto per il motivo della parentela esistente fra Luigi ed il Conte di Virtù (cf. T. Lindner, loc. cit., pp. 317,322)