XXXIV PREFAZIONE raccolta (B), c. 1-73 b, del sec. xv, vergata da due mani contemporanee, che talvolta si succedono sulla stessa facciata della pagina, contiene centoventisette componimenti, tutti evidentemente considerati dai menanti quali lettere, quantunque quattro tra di essi appartengano in realtà alla categoria degli scritti vari del V. Restano perciò centoventitre epistole, delle quali tre furono dirette al V. rispettivamente da Coluccio Salutati, da Giovanni da Ravenna e da Gasparino Barzizza, e una quarta è di quest’ultimo allo Zabarella. La carta 70, contenente la seconda parte dell’epist. XXXXIII, manca per lo meno dal Seicento, come ne fa fede la scrittura della nota appiedi della c. 69 b: « hic deficit pagina una ». La carta 71 b reca le due note seguenti : a) « Sequentes tres pagine legi debent eo ordine « qui indicatur, quia hoc modo necesse fuit eas consuere, pro-te pter vetustatem » ; e b) « Incipe legere a tergo ». Appiedi di c. 72B, che continua, da c. 72 a, la trascrizione dell’Orfliio pro Cermisotte [Appendice I, n. 1, p. 431], v’ ha la nota: « Hec « epistola non est integra quia deest pagina » ; ma forse qui l’arresto della trascrizione è dovuto all’intervento del secondo copista, il quale ha cominciato immediatamente una nuova epistola sull’ultima carta, numerata 73 '. Nella seconda rac- giunte dal Giornale dei letterali d'Italia, voi. IX, 1712, p. 188. Alla morte del Brunacci, ¡1 codice passò dagli eredi al bali Farsetti, e quindi, mercè le disposizioni testamentarie di quest’ultimo, entrò alla Marciana. Secondo una lettera scritta, il 4 maggio 1799, dal Morelli all’abate Giuseppe Gennari di Padova, il quale era stato l’esecutore del Brunacci, «il codice delle Lettere del vecchio « Vergerio, mi diceva Brunacci, di averlo veduto dal botanico Vitaliano Doni « [n. tyiy, m. 1762.): può essere però che lo possedessero alcun tempo anche i «Zacchi» (Operette di Iacopo Morelli, voi. Ili, Venezia, 1860, p. 186). 1 Crediamo di non errare affermando che la trascrizione di questa prima raccolta spetti al notaio Paolo Vergerio [14] assieme con suo padre, il notaio Pier Paolo Vergerio [ 13], come abbiamo potuto constatare da un confronto di B con gli istromenti da loro registrati, particolarmente nei volumi XL e XLVI deH’Archivio Civico di Capodistria. La prima mano, che sarebbe quella di Paolo, copiò da c. 1 a c. 23 a ; la seconda mano, quella di Pier Paolo, copiò dalla metà di c. 23 a sino a c. 26 b; c. 27 a (eccetto le ultime sei righe) è della prima mano; da c. 27 a (cominciando dalle ultime sei righe) fino a c. 27b