Vili AVVERTENZA tore troverà ristampati con un breve commento i più ragguardevoli documenti che servono ad illustrare la biografia del Nostro nei tre secoli immediatamente successivi alla di lui morte. In tal modo, e valendosi ancora dell’ìndice di nomi propri, confidiamo che, pur entro lo spazio di questo volume, il lettore possa rinvenire almeno un cenno a pressoché ogni aspetto dell’operosità di Pier Paolo. Ci è grato dovere quello di rinnovare i nostri ringraziamenti a quanti ci furono cortesi di notizie e schiarimenti nel corso delle nostre indagini. Per la facoltà di consultare i manoscritti appartenenti ai loro archivi ringraziamo i marchesi Giannandrea e Girolamo Gravisi-Barbabiancadi Capodistria ed il conte Novello Papafava dei Carraresi di Padova, i quali hanno così contribuito, a distanza di più d’un secolo, all’opera intrapresa nel Settecento dal marchese Girolamo e dal conte Gian Roberto, che per primi s’accinsero a curare per le stampe un’edizione compiuta degli scritti del Nostro; e similmente, ancorché tardi sia, rammentiamo la sollecitudine con cui il dottor A. E. Cowley, di sempre desiderata memoria, provvide a spedirci, dalla Bodleiana di Oxford, il codice Canoniciano Mise. Lat. 166, affinchè potessimo collazionarlo presso la Biblioteca Universitaria di Padova. Nella preparazione del commento, oltre agli egregi studiosi menzionati nelle note, ci furono più e più volte d’aiuto il molto rev.do padre Germano Lustrissimi dell’Abbazia Benedettina di Praglia, il chiar.mo prof. Vittorio Rossi della R. Università di Roma, il prof. Roberto Valentini della Scuola Storica Nazionale, il prof. Letterio di Francia del R. Liceo Scientifico di Torino, il prof. Bruno Nardi del R. Liceo Scientifico di Mantova, il dottor Giuliano Pesenti, bibliotecario dell’Univer-sitaria di Padova, il dottor Oliviero Ronchi del Museo Civico di Padova. Nè taceremo qui le cure prodigate attraverso più d’un biennio dal signor cav. Romolo Ducci, revisore della Tipografia del Senato, nel correggere gran parte delle sviste in cui eravamo per avventura caduti, sia per poca diligenza, sia per insufficiente uso della lingua italiana. Ma scarso beneficio avremmo ricavato tuttavia da questi e da altri sussidi quando non fossimo stati sorretti, quasi si può dir ad ogni passo, dalla bontà e dalla dottrina di colui che fu maestro supremo delle scienze umanistiche, il chiar.mo prof. Remigio Sabbadini,