XLVIH PREFAZIONE quello del cod. Estense, adoperato dal Muratori per le epistole e operette vergeriane stampate nella sua raccolta, dimostri la sostanziale identità di ambedue i codici. Non solo il numero e l’ordine degli scritti in T corrispondono al numero ed all’ordine degli scritti che si leggevano nel codice Estense -tantoché l’Or a t io de laudibus divi Hieronymi, la Vita Petrarche e gli argomenti metrici ¿e\YAfrica si trovano collocati in T al posto dove nella sua raccolta il Muratori ne ha segnalato l’omissione - ma i titoli difettosi di alcuni scritti nell’edizione Muratoriana (1730), e quindi titoli evidentemente imperfetti nel codice da cui il Muratori copiava, furono in tempo posteriore completati in T, dove pure si leggevano incompiuti, dal conte Papafava. Riteniamo quindi il perduto codice Estense probabilmente identico al ms. in-folio del conte Zabarella, il quale forse s’era indotto, un secolo innanzi, a farne trascrivere il contenuto nell’attuale codicetto trivigiano, a motivo del carattere « mendoso » di quello, che fu deplorato poi dal Muratori '. III. Detto così, per sommi capi, delle fonti dell’Epi-stolario, ci resta ora di chiarire il modo in cui, secondo le maggiori probabilità, esso si sia originariamente formato. Che il Nostro non raccogliesse egli stesso, per la pubblicazione, il corpo delle centoventiquattro lettere riprodotte in B, appare manifesto dal fatto che di quel codice fanno parte alcune lettere indubbiamente scritte dopo la sua partenza dall’Italia nel ' Cf. Appendice II, doc. x, p. 494. Rispetto all’altro codice Estense, adoperato dal Muratori per l’edizione del De principibus Carrariensibus (ivi, pagina 490) ed ora perduto, ved. il volume intitolato Per il jfo° anniversario della nascila di L. A. Muratori. A cura della R. Deputazione di Storia Pairia e della R. Biblioteca Estense, Modena, 1922, p. 126. Si potrebbe forse congetturare che anche questo codice provenisse dalla raccolta del conte Iacopo Zabarella, ma di ciò noi non possiamo fare giudizio alcuno.