LXXXII PREFAZIONE l’autore, il quale, secondo la prima ipotesi, si sarebbe astenuto dal proporre una qualsiasi data per buon numero delle sue lettere, e copiava sempre giustamente (per quel che noi ne possiamo giudicare) le date scritte nella forma medievale sia diventato poi talmente sbadato o spaventato dinanzi ad un « id. » o « kal. » da lasciarsi incappare in errori alle volte di più di due lustri, nel ricordare un determinato anno. Scemano quindi d’importanza persino le indicazioni di giorni e mesi, racconciate alla foggia classica, e perciò noi non abbiamo esitato di respingerle nell’apparato critico, se-condochè tornava più conto, qualora fossero accompagnate da un anno falso o inverisimile. Ci resta ancora di dire una breve parola intorno al modo vergeriano di calcolare l’inizio dell’anno. Che questo non fosse il modo veneziano (i° marzo), risulta chiaramente dalle epistole datate nel gennaio e nel febbraio del 1395, perchè gli avvenimenti, di cui si tratta, ebbero luogo negli stessi mesi del 1395 (stile comune). Rimane perciò il solo dubbio se Pier Paolo cominciasse l’anno nuovo addi 25 dicembre oppur addì 1 gennaio. Stimiamo più attendibile la seconda data, benché gli indizi siano piuttosto tenui, e, per colmo di disdetta, si desumano principalmente dalle indicazioni «classiche»2. 1 Ne diamo un esempio. L’epist. CXXX ha la data « .xvm. aprilis 1412 » : data confermata da un documento steso dal notaio Victor de Victore nel palazzo vescovile di Capodistria, addi 23 aprile (sabato) 1412, quando Cristoforo Zeno concedette a Bartolomeo Lauredan ed a due figli dello stesso, il feudo della metà delle decime di « Villa Luparii » (Archivio Civico di Capodistria, voi. XVI, c. 231). J Ecco gli indizi su cui la nostra deduzione s’appoggia. L’epist. XXXXVI reca la data «ante penultimam decembris 1396» oppure «ante penultimam « novembris » senza l’anno. L’indicazione «1396» è falsa: la data vera