VITA DI PIER PAOLO VERGERIO XIX Toscana, e nel marzo seguente, il Crisolora, che dovè raggiungere l’imperatore Manuele Paleologo a Pavia, lasciò Firenze. Pier Paolo tornò allora a Padova, nè più se ne allontanò sino al 1405 se non per portarsi nell'autunno del 1400 a Capodistria, e, al principio del 1401, forse momentaneamente, a Bologna (epist.LXXXXVII). Al periodo di tempo che va dal 1400 al 1402 - ma non più tardi - ascriviamo la composizione del trattato De ingenuis moribus, nel quale sono talmente evidenti i riflessi dell’insegnamento del Crisolora, e si riscontrano così di spesso alcuni tèmi cari a Coluccio ed ai suoi discepoli, che l’opera può a ragione considerarsi un germoglio dell’umanesimo fiorentino1. Fu dunque soltanto 1 A questo lato dell'opera vergeriana noti si rinviene alcun cenno nell'accurata edizione pubblicata da A. Gnesotto in Atti e memorie della R. Accademia di Sciente, Lettere ed Arti in Padova, ivi, voi. XXXIV, 1918. Eppure non è possibile disconoscere come l’attiviti letteraria del V. in questo tempo rifaccia il verso ai componimenti contemporanei del Bruni. Questi aveva gii dettato la Laudatio Fiorentina/ urbis, a cui fa eco lo scritto che il V. dichiara d’aver messo insieme intorno al governo di Firenze (epist. LXXXXVI, p. 245), e tradotto il discorso pedagogico di san B.isilio. Ad discípulos instituendos. Al Bruni del pari spetta la traduzione della Vita di M, Antonio di Plutarco, dedicata a Coluccio, ed ecco il V. citarne un episodio in un componimento entrato a far parte del suo Epistolario (Appendice I, n. v). Al principio poi del Dialogus ad Petrum Paulum Hiitrum, il Bruni ricorda l'antica sentenza che a far felice l'uomo importa assai « ut patria sibi clara ac nobilis essct ■ ; e con lo stesso detto, messo in bocca a Francesco il Vecchio, esordisce il trattato del V. Similmente, nel Dialofus, avendo Coluccio rimproverato ai giovani che trascurassero «dispu- • tandi usum cxcrciutionemque, qua ego quidem re ncscio an quicquam ad «studia vestra reperiatur utilius» il Niccoli risponde: «Et Chrysoloras is, a «quo isti literas grecas didicere... nullam acque ad rem, ut ad conferendum « ínter se aliquid auditores suos cohortatus est » (cf. l'edizione del Dialogus, a cura di T. KLETTI, Bàtràge ;ur Geschichte und Litteratur der Ilalienischen Gè-UbrUn-Re-Minance, Greifswald, 1888-90, pp. 39, 4;, 47); e gli stessi precetti trovanti più volte ripetuti anche nel trattato vergeriano. L'influsso di Manuele s'appalesa ancora più evidentemente nei richiami del trattato a Plutarco e Platone. Del primo, il V. cita alcune Vite non ancora tradotte in latino - ad cs.