DI PIER PAOLO VERGERIO Bononiensium pro liberiate laborantium gentes advexit. est et bel-lacissimus miles, eo honore ob merita sua bello superiore donatus, ComesW de CarrariaW, quem supra etatem cum clarissima fama come da arra™, integra virtus instruxit, ut de eo dicendum succurat (b) illos Na-5 sonis versus : « Parcite natales, tumidi, numerare deoruni, Ceti saribus virtus contigit ante diem » W. hic gentium magnifici domini germani sui ductor, ardenti animo militarique disciplina preditus, magnam et(d) presentís status M et provectioris etatis (a) Mur. Dominus Comes (b) Mur. dicere succurrat (c) Mur. versículos (d) BP magnam ex (e) Mur. praesentis facti status 1895. P- 74 sgg., 250 Sgg. ; Corpus Chron. Bottonieri, in. Rerum Italicarum Script., XVIII, r, p. 427). Durante la guerra nel Friuli, Giovanni era stato nominato da Francesco Novello capitano supremo dell’esercito Carrarese (cf. G. Cogo, Il Patriarcato d'Aquileia e le aspirazioni de’ Carraresi al possesso del Friuli in Nuovo Archivio Veneto, XVI, 11, 1898, p. 247). (1) Figlio illegittimo di Francesco il Vecchio e della nobile padovana Giustina Maconia, e destinato dapprima alla carriera ecclesiastica, sicché dal 1381 al 1384 lo troviamo canonico di Padova, e nel 1385 arciprete del Duomo, Conte di Carrara, che «usque « ad id tempus Paduae in Decretalibus « studuerat prò aspirando ad pontificate tum dignitatis patriae archiepiscopalis « Aquileiensis, ut quod vi pater adim-« plere non poterat, saltem fraude con-« sequeretur » (Chronicon Tarvisinum in Rer. Ital. Script., XIX, col. 785 e), dal 23 agosto 1387, in conseguenza di una malattia di Francesco Novello, assunse il comando delle forze carraresi nel Friuli, ed in tale funzione ricevette le chiavi di Sacile, di Caneva, e di Aviano (cf. Verci, Storia della Marca Trivigiana, voi. XVI, doc. n. 1904, p. 154). Nel 1389 Conte entrò nella compagnia di Giovanni Hawkwood con cento lance; più tardi egli combatteva per Bonifacio IX nel Piceno e per Ladislao di Durazzo nella Puglia, ricevendo in premio da quest’ultimo la contea d’Ascoli, che gli fu confermata poi da Giovanna lì, e che passò dopo la sua morte, avvenuta nel 1421 o nel 1422, al figlio Obizzo, mentre l’altro figlio, Ardizzone, è ricordato quale canonico di Padova in documenti del 1399 edel i404(cf. Archivio della Curia Vescovile di Padova, Diversorum, voi. XII, c. 210; e Zonta e Brotto, op. cit., docc. 2492 e 2493). Di Conte da CarraraGambinod’Arezzo canta : O Conte Alberico, adorno di iustitia, Savio, gagliardo, cortese, e leale, Disprezzator di chi segue avarizia ; E l’altro absunto alle famose scole Chiamato di Carrara Messer Conte, D’animo trionfante, imperiale. (Cf. P. Ceoldo, Memorie della chiesa ed abbazia di S. Stefano di Carrara nella diocesi di Padova, Venezia, 1802, p. 199 sgg.; G. R. Papafava, Dissertazione [Padova] senza data, p. 112, sgg; E. Pastorello, Il Copialettere Marciano della cancelleria Carrarese in Monumenti pubbl. dalla R. Dep. Veneta di Stor. patria, serie 1, voi XIX, Venezia, 1915, passim). (2) Ovid. Art. am., I, 184. Il testo però ha «timidi».