EPISTOLARIO che si augura di meritare. . Se va a Capodistria, dica buone parole ai suoi genitori. Lo Zabarella è in auge ; il papa lo trattiene, sperando trarne profitto per lo scisma. Avrà ricevuto da Iacopo Zabarella i due sonetti. habeo, si modo nec tu fallaris nec me tanta indulgentia falli sinas. si contingat te in Iustinopolim ire, parentes meos adhortationibus excites et bona spe subleves oro, quos et etas et fortuna M demissos habet, dominus Franciscus hic in magno pretio apud omnes est, et, quia speratur quod debeat tractari de scismate, papa vult eum per tempus hic manere et taxavit sibi proyisionem per quam vivere possit, maiorumque sibi spem effecit. ego ad te pridie, ne me immemorem crederes, duplex carmen vulgare, quale solemus, misi. 5 (a) Cod. fortune era ascritto al Collegio padovano dei dottori legisti e insegnante di diritto, diventa assai perplessa, ambigua e agitata. Nel 1407 egli era podestà di Mantova, ma nel novembre del 1409 scrivendo ad Almerico da Serravalle, il quale si era rivolto invano allo Scola perchè gli si trovasse una cattedra di medicina a Padova, si dimostra scoraggiato; seguiva poi l’invasione degli Ungari, che rendeva incerte le lezioni dello Studio, e lo Scola si riparò a Verona. Scrivendo da quella città a Francesco Barbaro, in data del 13 aprile 1412, si lamenta di esser trascurato e che gli si preferisse altri, e pare che a Padova si fosse procurato l’i nimicizia di Gasparino Barzizza. Al dire de’ suoi biografi, lo Scola non era estraneo alla congiura scoppiata nel 1412 a Verona contro il governo Veneto, laonde sino alla morte di Giovanni Maria Visconti si riparò in Lombardia. Poi, conducendo vita randagia, si recò a Cremona, e di là, passati alcuni anni, andava vagando di nuovo nella Lombardia e nel Piemonte, figura inquieta e politicamente equivoca. Il 22 e 27 marzo 1425, lo troviamo ricordato unitamente al Nostro ed al veronese Lodovico Cattaneo, bandito quest’ultimo da Venezia, presso l’imperatore Sigismondo a Totis in Boemia; ma l’anno appresso lo Scola era già tornato in Italia, come si ricava da una sua lettera ad Uberto Decembrio, e nel giugno del 1429 egli mori a Pinerolo (cf. G. Cogo, Di Ognibene della Scola, umanista in .Nuovo Arch..Veneto, VIII, 1894, p. 115 e sgg.; R. Cessi, La prigionia di Ognibene Scola in Giorn. stor. Lett. ital., xli, 1908, p. 226 e sgg., e Nuove ricerche su Ognibene Scola in Arch. stor. Lombardo, ser. IV, voi. xii, 1909, p. 91 e sgg.; A. Gloria, Monumenti cit., I, § 440-3; No-vati, Epistolario cit., voi. IV, p. 80 e sgg. ; R. Sabbadini, Epistolario di Gita-rini, voi. III, p. 19; Regesta Imperii XI, Die Urkunden Kaiser Sigmunds (1410-37) a cura di W. Altmann, Inn-sbruck, 1896-900, doc. 6199 e 6247). (3) La disposizione dei versi dei due sonetti è quella data dal cod. Vaticano, che forse ne riproduce fedelmente l’autografo. (1) Roberto Guidi, figlio di Carlo conte di Poppi, detto « Novello » (cf. Passerini in Litta, Famiglie celebri d’Italia, XI, Guidi di Romagna, tav. XV). Per i suoi rapporti con Firenze e con il Visconti nel 1398 ved. Novati, Epistolario di Coluccio Salutati cit., Ili, p. 150 e sgg. L’accoglienza cortese della comitiva padovana si spiega pure dal fatto che Roberto si era ammogliato con la sorella di Lodovico, Margherita di Ar-coano Buzzacarini, zio materno di Francesco Novello.