EDIZIONI DELL’EPISTOLE VERGERIANE LXV il disegno di ricercare le opere del Nostro e di narrarne la vita: proponimento, questo, che fu suggerito al primo dal singolare amore, di cui proseguiva le antichità del luogo natio; e, al secondo, da « una certa gratitudine « verso l’autore, che così bene ha trattato della famiglia « da Carrara », talché il Papafava voleva «col pubblicare « le opere sue retribuirgli un tanto merito ». E, sebbene nè l’uno nè l’altro raggiunse lo scopo prefisso; giacché il Gravisi, voglioso di compiacere l’amico fornito di più ricca copia di manoscritti, rinunciò all’impresa, laddove il Papafava prese poi congedo dalla vita sen-z’aver pubblicata parte alcuna dei materiali racimolati; nondimeno essi lasciarono a documento della loro attività, ed a vantaggio di noi posteri, certi pregevoli frammenti del loro carteggio e, segnatamente, trascritta dal Papafava, una nuova raccolta più ampia e pressoché compiuta degli scritti vergeriani così in prosa che in verso ’. Al marchese Gravisi, in cui la solidità della dottrina fu agguagliata dalla maturità dell’ingegno, come quegli che per tant’anni teneva assidua corrispondenza col Tiraboschi, con Gian Rinaldo Carli, col Liruti e con altri insigni intelletti del tempo, spetta innanzi tutto il vanto d’aver messo pienamente in chiaro l’anno della nascita e quello della morte di Pier Paolo; chè, se scarsi erano i materiali che aveva a sua disposizione, egli compensava la loro esiguità col retto criterio dell’interpretazione, e, d’altronde, essendo di stanza a Capodistria, si trovava più addentro alle tradizioni !I1 codice del Papafava, passato poi al Museo Civico di Padova, reca la segnatura B . P . 1203; un abbozzo dello stesso vi si conserva pure nel codice B.P. 129. i