DI PIER PAOLO VERGERIO 23I tulisse te suspicarer, si non moderationem tuam noscerem W cum in omnibus egregiam tum vero in amicos precipuam atque singulärem. neque enim eum virum, qui tu es, tanta prudentia tan-taque morum gravitate, existimare fas fuerit communium hominum 5 in amicitia versari, quibus singule offensiones querelas exacuunt, paulo graviores etiam indignationem, unde benivolentiam convelli necesse sit. sapiens vero, ut tute es, quidlibeti sibi putabit ab amico ferendum, et omnium, que ille fecerit, fuisse causam arbitratur, si minus iustam, tarnen utrinque probabilem, aut, si quid etiam 10 factum sit cuius non possit reddi ratio, veniam tarnen dabit, ne nos ad illam obstringamus exactissimam amicitiam que peccare non potest, quem enim ferret qui errantem aliquando amicum ferre non potest, aut quid pro ilio ferat quem ipsum nequeat perla) Codd. nosci o nostl Combi noscerem (b) B qulllbet (c) Codd. utranque «domandò per grazia il figliuolo, il « perchè fece muovere a pietà i Signori « e gli altri cittadini, considerato esso « essere vecchio suto buono e valente « cavaliere, gli fu conceduta la grazia, «che nebbe il figliuolo senza impedi-amento, nondimeno si partì messer «Alamanno e andossene a Roma, e « impetrò il vescovado di Firenze, e « non fu mai consentita la tenuta dai «Fiorentini, il perchè il papa dopo «lungo indugio il permutò e diè il « vescovado nostro ad altri, e a lui ne « diede un altro » (cf. G. Morelli, Cronica, p. 307 in Istoria Fiorentina di Ricordano Malespini, Firenze, 1718). La presente fu quindi scritta mentre l'Adimari se ne stava a Roma, probabilmente già brigando per la sede fiorentina in successione al vescovo Onofrio, il quale era da tre anni il soggetto di una violenta contesa tra la Signoria, che lo difendeva, ed il pontefice, a cui s’era reso sospetto per la fiacchezza con cui sosteneva la di lui causa contro il papa di Avignone. Nel 1399 Bonifacio IX finalmente trasferì Onofrio alla sede di Comacchio, e, il 13 dicembre 1400, nominò l’Adi-mari a quella di Firenze (cf. Novati, Epistolario cit., voi. Ili, p. 628 sgg). L’Adimari, che a questo tempo era « plebanus plebis S. Stephani de Mo-« digliano diocesis Faventin., decreto-« rum doctor, notarius apostolicus, in « minoribus constitutus » (Eubel, Hie-rarchia, voi. I, p. 32), probabilmente conosceva lo Zabarella da quando quest’ultimo insegnava diritto canonico nello Studio Fiorentino. Accusato dalla Repubblica Fiorentina d’aver ottenuto la sua nomina a vescovo con mezzi poco onesti, - laonde la lotta col papa si rinnovava con maggior pertinacia -, l’Adimari, nel 1401, fu trasferito, senza aver mai potuto prendere possesso del vescovado fiorentino, alla sede arcivescovile di Taranto, e di lì, nel 1406, a Pisa. Nel 1411, insieme con lo Zabarella e con altri, fu insignito della porpora da Giovanni XXIII; prese parte al concilio di Costanza, essendo comunemente citato quale «card. Pi-«sanus», e dopo diverse legazioni morì a Tivoli il 17 settembre dell’anno 1422. ma confida nella di lui moderazione e saviezza, sicuro che, a differenza de’ più, l’Adimari non si sdegna nè s’adira per le mancanze degli amici.