426 EPISTOLARIO giacché i doni si gnum dari michi posset ? in omnibus tamen et dandorum et red- misurano secondo _ # ia grandezza o me- dendorum munerum rationibus spectandus est animus, qui res menno dell’animo che 1 di■ surat. hic si magnus et gratus est, non potest parum dare; sin exilis et sine virtutis ratione, nichil magnum efficere valet. hoc Lo assicura del ego munere tuo quam amplissimo non indigebam ut in memoriam 5 continuo suo ri- . ^ .... cordo. tuam excitarer aut te perpetuo mente contmerem, cuius michi pre- sentia non minus quam ipse michi presens sum coram est. tunc enim tui cum ipse mei obliviscar. CXXXXVIII. Ignoto a P. P. Vergerio(?)WW. io [C, c. 277; R, c. 120 b], 0) I588-90 (?) sin daiia giovi- *• os est meus(b) a tenera inchoatus W etate, ut illos quos in amicos ne zza avvezzo a 1 %/■ # t dar del tu quando suscipio ; veros amicos loquor (d), quos scilicet sola virtus, non scrive agli amici, r 1 1 seguendo in ciò utile5 non delectabile, michi conciliât; etiam grandes natu, priscos (a) C Ad P. P. R P. P. V. Sancto Peregrino (b) In luogo delle prime cinque righe trascritte qui da C, e cioè da Mos est meus sino a magistro Petro Paulo, R reca: Ita mihl propositum est ut deinceps, quandiu me hic fortuna detinere voluerit, nullus pro posse sine meis litteris, quantulecunque notari poterint, ad te veniat. sic enim multum mihi fastidii, quo undique vallatus sum, auferam et tibi aliquid oblectamenti, ut puto, tri- buam. Indi continua: Video enim te (c) loquor (1) Nel cod. Canonici, dove ha luogo tra le due epistole V e VII della nostra silloge, questa letterina è ascritta ad un corrispondente anonimo del Nostro; nel codice dei Padri Riformati invece (dove è collocata dopo l’epistola «in « nome di Cicerone a Francesco Pe-«trarca» [ved. Appendice I, u] e seguita dal discorso Pro redintegranda uniendaque Ecclesia), ci è pervenuta con un altro principio e con l’intestazione a Santo de’ Pellegrini, in data del 1 agosto 1396. Ora, concesso pure che il V. abbia potuto copiare una lettera ricevuta da altra persona per in- incohatus (d) C suscipio, vera amicitia viaria poi con qualche ritocco e aggiunta al Pellegrini, la data recata dal cod. R è manifestamente erronea, poiché nell’agosto del 1396 il Pellegrini era già da tre mesi morto. Oltre a ciò, le parole « cuiusdam moderni ora-«toris», se trattasi del Petrarca - il quale per l’appunto esortò Zanobi da Strada a non scrivergli più in plurale, « cum sim unus et oh ! utinam integer» (Far. II) - o del Salutati - il quale, scrivendo nell’ottobre 1367 a fra Pietro di Viapiana da Todi, citò anch’egli le parole del Petrarca (Epistolario cit., volume I, p. 3 5) non s’addicono affatto a