230 EPISTOLARIO pontefice, può salvarsi. Esso ha rinfocolato le lotte intestine dell’Italia, e ha dato armi ai Turchi, i quali si fanno beffe e scherno de’ cristiani quasi avessero due Dei. Firenze, 24 dicembre 1398. Riconosce che l’amico potrebbe biasimarlo del lungo silenzio, sanguine nutriuntur, quando vix tutus esse nudus viator potest; aut quis est vel ex minimis temporalium qui erigere cervices in Christum Domini audeat? nec tantis quidem bellorum facibus arderet Italia, si concors atque unita esset Ecclesia, nam omnia summus pontifex auctoritate potestateque. sua sedasset. atque, ut 5 longius evagemur, quid armavit infideles, inimicos crucis Christi, nisi pestifera hec seditio, aut quid nobis possunt obicere gravius quam duos nos habere pastores, quasi et plures Deos habeamus..?0>). LXXXX. P. P. Vergerio ad Alano Adimari protonota rio (c) (j). io [B. c. 20; P. c. 9; Ra, c. 60 b]. Fieri potest ut non bene sentias de me, idque propterea quod negligentius quam equum est amicitiam nostram excolere vi-deor, nichil ad te dudum scribens. quam quidem rem molestius (a) P dominum (b) B P in marg. : « Imperfecta ». (c) B P. P. V. Alano de Admarìis prolhonotario s. p. d. P Eiusdem ad Alanum de Adimariis prothonotarium Ra sen;a titolo. 1396, ovvero alle compagnie di ventura inglesi, la cui venuta in Italia fu deplorata pure da Giovanni da Ravenna dopo la sua ambasceria presso la curia Romana nel 1400. Nel Rationa-rium Vite egli scrive: «Gregorius un-« decimus, nimium dissimilis primo, « dudum ab extremo Britones orbe « concitans Italiani omnem Romanum-« que in primum solum profligavit. « Opida hactenus fiorentissima, urbes « egregie populis, colonis opibusque preti stantes, Romani pontificata decus « et potentia, Britonum furore, quia « Gregorius indulsit, exauste diruteque « videntur » (R. Sabbadini, Giovanni da Ravenna cit., p. 168-9). (1) Gli avvenimenti che diedero occasione allo Zabarella di interessarsi delle vicende di Alemanno ovvero Alano Adimari, e quindi al Nostro di scrivere questa lettera sullo scorcio del 1398 da Firenze, ove s’era recato poco tempo innanzi per imparare la lingua greca dal Crisolora (cf. le epist. LXXXXIII-LXXXXVI), si riferiscono probabilmente alla congiura del 1397, in cui l’Adimari era stato coinvolto. Narra difatti il Morelli che « messer Ala-« manno fu messo nelle mani del « vescovo, perchè avea ordine sacro, « fu abbominato perchè era nel trat-« tato, e dissesi che fu veduto acconti ciare l’insegna del Popolo per uscire « fuore a seguire il romore cominciato. « Il padre messer Filippo Cavicciuoli « era a Vinegia per cagione della pace, ft e, con dolci prieghi, piangendo forte