EPISTOLARIO sollievo, non vorrebbe aumentar la sua pena ; quindi aspetta un’occasione per recarsi nel-l’istria, quando vedrà anche l’amico. Roma, 1407 (?) Convinto che, per quanto l’uomo agisca rettamente o sia di fortuna modesta, non v’ò difesa alcuna contro i malvagi celi invidiosi, egli ha sempre tentato di evitare la discordia e di spuntare l’invidia, a meno che non nascesse dai suoi beni intcriori ; giacché non la vir-tù, bensì la fortuna eccita l’invidia dei cattivi, laddove l’emulazione dei buoni non è punto molesta. passionem certe nollem ei afferre; itaque expecto occasionem ali-quam dari michi, unde facultatem obtineam eo convolandi, quo itinere te ipsum videbo. vale. CXV. P. P. Vergerio a Francesco Zabarella (?) W 5 [B, c. 23]. Ego cum stireni nullam inveniri tantam innocentiam posse, que adversus improbissimorum hominum malignitatem usquequa-que (b> tuta sit, nullam tam humilem esse fortunam, que invidie ex parte aliqua non pateat, ita me comparare(c) studui in vita, ut 10 pravis quidem potius essem alienus quam adversus, contentionis ac litium fugiens; dona vero fortune si qua michi adesse vide-rentur, eis ita modeste ac sobrie uterer, ut non facile possenti malorutn hominum invidiam excitare; propria vero que michi essent animi interiora bona, facile paterer emulationem W cetero- 15 rum in me atque ipsis accendi, nani virtuti quidem non invident(f) mali, sed fortune; bonorum vero invidia, si ita appellare eam licet, minime molesta est. ac de me quidem vellem vere (dici) posse (°\ sed vereor ne et ipse fallar et fallam ceteros, probum me aut existi- (a) Cod. Eiusdem senz'altro. (b) Cod. usqueqe (c) Cod. comperare (d) Cod. possint (e) Cod. emulatorem (f) Cod. Invidetur (g) Cod. vere posse (1) Questo brano e l’altro (p. sg.) che comincia « quo magis ipse mecum mi-« ror » - stampati insieme, con qualche omissione e non pochi spropositi, dal Bernardi in Rivista Universale (nuova serie, voi. XXII, 1875, p. 427) dove egli chiama l’intero scritto « la quarta « fra le lettere indirizzate all’ impera-«tore Sigismondo», e riprodotti poi separatamente dal Combi, nella cui raccolta si trovano numerati rispettivamente XXVIII e CHI, con un richiamo per alcune varianti nel testo del secondo frammento al cod. Ra- musio, dove in realtà non comparisce -sono evidentemente parti d’una medesima lettera, come risulta altresì dal luogo che occupano nel cod. Brunacci. Riguardo al destinatario, ci pare lecito congetturare che fosse lo Zabarella; e siccome il V. parla della morte di Innocenzo VII come avvenuta recentemente, possiamo con sicurezza assegnare la lettera al principio del 1407. I « rumori sinistri » erano probabilmente voci che il V. volesse abbandonare la causa del pontefice (cf. L’e-pist. CXXII1).