EPISTOLARIO Padova, i febbraio 139!. figli non vorrebbe infrangere col silenzio i doveri del* l’amicizia. Due sono gli obblighi eh’essa impone : l’uno di beneficar gli amici, l'altro di intrattenersi con loro amorevolmente. dum magnopcre affectantem inducat. quod fac, obsecro, et vo-lcntem filium doctum bonumque redde. fortassis nimis insolens fui qui litteras a te petii ; sed parce, precor, affectibus meis. vale, pater celeberrime. Padue, ultimo ianuarii 1391. XXV1III. 5 P. P. Vergerio a Pellegrino Zambeccari (»ho. [B, c. 64 b; P, c. 52 b]. INiURiiis amicitie videri possem, vir egregie, si post conceptos mutuo affectus caritatis, post dulcia colloquia postque suavissi-mas conversationes, nunc absens eius munera pretermitterem. ea 10 enim vera amicitia (b), in unaquaque conditione sua iura deposcens, ut a presentibus amicis, sic et ab absentibus officia sua exigit, im-pcriosaque precipit ut nullum tempus, nullam partem vite nostre suis muneribus vacuam sinamus. duo autem sunt, ut pienissime nosti, eius officia: unum amicis invicem benefacere, quod lune 15 fiducia animi (o petendo, hinc liberaliter dando consumitur; alte-rum colloqui et mutuas animi affectiones exprimere, quod inter (a) B P. P. V. Peregrino de Zambachariis s. d. P Eiusdem P. P. Vergerli ad Peregrinimi de Zambechariis Cancellarium Bononiensem (b) P enira nova amicitia (c) B fiducia animi P hinc cum fiducia petendo (1) Pellegrino di Giovanni di Gerardo Zambeccari nato verso il 1350, immatricolato notaio nel 1368, e nel 1378 cancelliere del cardinale legato ed arcidiacono di Bologna, Filippo Caraffa, fu nominato coadiutore di Giuliano Zonarini, cancelliere del comune Bolognese, nel 1389, e rimaneva in quell’incarico sino al 1399, anno in cui fece testamento. Egli mori nel 1400. Fervente seguace di parte Guelfa, come lo descrive il Frati, Pellegrino era letteratodi fama,corrispondente assiduo del Salutati (Epistolario cit., passim) e poeta non solo latino, ma anche vernacolo. Dice il Crescimbene che « in verità la sua vena poetica, an-« corcliè si riconosca derivante dal « fonte limpidissimo del Petrarca, non-« dimeno è un poco torbida e fangosa ». Fu creduto un tempo che lo Zambeccari fosse tra i discepoli del Crisolora a Firenze, ed anzi traduttore del Timori di Luciano, ma ora si esclude ch’egli avesse conoscenza del greco (cf. L. Frati, Sei Sonetti di Pellegrino Zambeccari &c., Bologna, 1887; id., Epistolario di Pellegrino Zambeccari in Fonti per la Storia d'Italia, Roma, 1929 e R. Sabbadini, recensione di quest’ultima opera in Giorn. stor. lett. Ital., 1930, p. 144).