VITA DI PIER PAOLO VERGERIO XXIII simi ai nostri, ch’egli fosse non solo «precettore» di Ubertino - leggenda questa che sta in aperto contrasto e con l’epist. LXXXXVIII e col fatto che nel 1397, quando il Nostro lasciò Padova, Ubertino era appena settenne, laddove il « maestro de’ figli del magnifico signore » era, in realtà, Lazzaro de’ Malrotondi di Conegliano - ma storiografo ufficiale, « segretario » e perfino consigliere di Francesco Novello medesimo. Niuno vorrà certo negare che verisimilmente in più d’una circostanza egli stendesse dei documenti simili a quello conservatoci nell’epistola CI I, ma non perciò bisogna credere che ottenesse un posto stabile nella cancelleria, e nemmeno che la stesura di tali documenti gli venisse affidata direttamente dal principe; e, per quanto spetta alla sua presunta qualità di consigliere, se con questo titolo si voglia significare ch’egli avesse un seggio e partecipasse alle deliberazioni del consiglio di Stato, l’affermazione, già di per se stessa cosi poco attendibile, è confutata dai documenti che ci conservano il ricordo di buon numero delle adunanze di quel consesso. E per qual motivo mai, se tutto ciò fosse stato vero, avrebbe il Nostro, nel tempo immediatamente anteriore alla pubblicazione del trattato, dipinto in colori tanto foschi l’infelice sorte riserbata agli onesti in una corte piena di adulatori (epistola LXXXXV1I), e, dopo la pubblicazione, stimolato dal bisogno di procacciarsi un decoroso collocamento, cercato di dar un assetto duraturo alla propria vita, avviando pratiche per conseguire, col beneplacito di Francesco Novello, che non l’avrebbe trattenuto, un impiego nella curia di Ladislao di Napoli (epist. CV) ? A parer nostro, la verità è piuttosto questa: che, al suo ritorno