Padova, 9 luglio 1396. Gode di saperlo intento allo studio de’ tempi passati; chè la storia è fonte di saggezza, ed il coltivarla conviene soprattutto all’uomo pubblico. Se crediamo i vecchi esser perciò più prudenti, che cosa dobbiamo dir di coloro che abbracciano tutti i secoli addietro, sia pur senza rischio loro? 172 EPISTOLARIO LXXIII. P. P. Vergerio a Lodovico Buzzacarino • [B, c. 6b; C, c. 223; G, c. 148]. Cum res tuas magnopere probem, illud tamen inprimis michi ex te placet quod magnum studium habes cogtioscende ve- 5 tustatis: rem quidem et te et prudente viro dignam. quid enim magis ad consilia vite rationesque(b) attinet quam preteriti temporis et gestarum rerum notitia? aut quid communi viro magis con-venit quam longeve res etatis et cernere et memorare et recensere iocunde? quod si senes nostros prudentiores arbitramur eosque 10 idcirco libenter audimus, quod diu viventes plura M de negotiis hominum et didicerint et docere possintW, quid de illis sentiendum est, qui suo studio totius temporis omniumque ante se rerum (a) BG P. P. V. iuris utriusque consulti Ludovico Buzacharino C Ad eundera [scì-licct Alovisium Buzacharenum] (b) C viteque rationes (c) C viventes plarimum (1) Lodovico Ongaro Buzzacarini, figlio di Arcoano di Pataro e di Ma-bilia (Nobilia) di Francesco Manfredi di Faenza, scolare di diritto civile a Padova nel 1379, nel 1389 trovavasi a Firenze nella brigata del Paradiso degli Alberti in compagnia dei conti Carlo e Simone di Poppi, essendo la sorella di Lodovico, Margherita, sposa di Roberto Novello, figlio del conte Carlo. La zia di Lodovico, Fina, era consorte di Francesco il Vecchio da Carrara. Il 10 giugno, 1397, Lodo-vico è ricordato come dottore in legge e canonico (?) di Padova, e nell’anno appresso come licenziato in diritto canonico e civile. Combatteva nell’esercito Carrarese a Casalecchio nel 1402, e, preso prigioniero dai Viscontei, fu riscattato per 1500 ducati (Gatari, Cronaca Carrarese cit., pp. 481, 491). Dopo il 1405 egli passò sotto il veneto dominio; eletto capitano, prese Sebenico nel 1409, e nella guerra con Sigismondo fu uno de’ provveditori di campo nel Friuli. Lo stesso incarico gli fu devoluto nel 1413 a Treviso, allorché il doge comandò ai Trivigiani di pubblicar la tregua tra Venezia ed il re de’ Romani e l’Ungheria. Entrato nella congiura di Marsilio da Carrara contro Venezia, fu decapitato col figlio Francesco, il quale s’era ammogliato con Caterina di Antonio Cermisone, nel 1435 (cf. la nota all’epist. CXXXII; A. Wesse-lofsky, II Paradiso degli Alberti e gli ultimi Trecentisti cit., voi. I, 1, 1867, p. 124 sgg; Gloria, Monumenti cit., II, § 1108; G. Cogo, Di Ognibene Scola umanista in Nuovo Archivio Veneto, Vili, 1894, p. 92). (2) Cf. Quintil. Inst. Or., XII, iv, 2 : « Sciat ergo quam plurima, unde etiam « senibus auctoritas maior est, quod «plura nosse et vidisse creduntur».