204 EPISTOLARIO Scorge in lui buoni propositi di ben tare, e lo esorta a proseguire, imitando la molteplice operosità dell’amico comune Iacopo da Fermo. Mette volentieri a sua disposizione l’Africa del Pe- ingenium tuum, placet stilus, laudo propositum. tu ceptum ne desere, sed « vigila et labora(‘> », perque omnes rerum angustias et temporum difficultates in ahum enitere. probum virum et michi suis meritis suaque eximia in me benivolentia dilectum, dominum Iacobum de Firmo imitare, quem nulla res unquam(a) ab hone- 5 stis laboribus deterrere potuit, quique, cum pluribus simul(b) studiis occupatus sit, unumquodque tarnen (c) ea exequitur diligentia, ut vel illi soli deditus totus videri possit. ei tu (e> de rebus omnibus preter quam de me credas, iubeo, nisi et ipse secum errare cupias. Affricam sane Petrarce, quam postulas, cum apud me 10 otiosa sit, ubi volueris, habeto; et insuper epytomata (f)(3)5 qUe libris (a) Barb, que nulla unquam (b) B P Go om. simul (c) B P sit, nunquam tamen Go urn nunquamque (d) Barb, tutus (e) B et ita Barb, et tu (f) Barb, epithomatha (1) Cf. s. Paul. II Tim., iv, 5. (2) È costui probabilmente quel Iacopo da Fermo, che assieme con Pellegrino Zambeccari diede notizia al Salutati dell’atterramento della statua di Virgilio, di cui nell’epistola precedente. Egli è forse da identificarsi con lo scolaro di diritto di tal nome ricordato nei Monumenti dello Studio di Padova, in data del 5 luglio 1398 (Gloria, I, § 582). (3) I nove argomenti, ciascuno di nove versi esametri, composti dal V. per i singoli libri dell’Africa, con l’argomento, pure di nove versi, in cui riassunse l’intero poema, furono pubblicati da A. Solerti ne Le Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, Milano, s. d., sopra tre codici Vaticani; e, più accuratamente, da N. Festa, L’Africa (Edizione Nazionale delle opere di F. Petrarca, Firenze, 1916), dal codice Ashburn. 1014 con le varianti di Lauren. XXXIII 35, Marc. Lat. XII 17, Pembroke Cambridge 249 eHarley 3722. Il Sermo de vita, moribus et doctrina illustris laureati poete Francisci Petrarclie del Vergerio, che è poco più d’un rimaneggiamento dell’Epistola ad posteros del Petrarca, contiene poi in fine una critica del poema. Il Sermo che, in molti codici, costituisce un solo componimento con gli argomenti, a cui è prefisso, fu stampato in parte dal Tomasini in Petrarca redivivus, Padova, 1650, sopra un codice « ex biblio-«theca S.Ioannis in Viridario, Patavii», l’attuale cod. Marc. Lat. XII 17, e fu riprodotto dal De Sade in Mèmoirespour la vie de F. P., Amsterdam, 1764,111, p. 13 e sgg. Esso trovasi pure nel succitato volume del Solerti. Secon-dochè scrive K. Burdach (nel volume intitolato Aus Petrarcas ältestem deutschen Schülerkreise, Texte und Untersuchungen (unter Mitwirkung R. Kienast. hrsg. von Konrad Burdach mit Beiträgen von Heinrich Ang. Ludwig Bertalot, Paul Piur, Berlin, 1929), il Sermo, senza la critica finale del-l’Africa, sarebbe stato scritto dal V. ad una data alquanto anteriore a quella dei versi riassuntivi (epytomata); e questi, assieme con la critica del poema, formerebbero una specie di appendice, aggiuntavi più tardi. Ma parrebbe dall’explicit del.cod. 509 della bibl. Capitolare di Olmütz, sul quale il Burdach fonda il suo argo-