DI PIER PAOLO VERGERIO virum predarum sed litteris multo virtutibusque clariorem ; ut tamen negare non possum , Neapolitanum fastum aliquantisper sapien-tem. quod si veruni est, nescio quonam res verget W. vereor 5 enim ne papa cogitatione sua delusus sit, qui, duabus quasi ex equo sectis partibus, que divisis animis in patria dissident, diversos sibi presides (c) desiderantibus, ne quam offenderet , neutri satisfa-cere voluit, sed insperatum hunc tanquam medium communisque amicitie futurum auctorem adhibuit. nani, si me ratio non fallit io aut si recte illos novi, non facile hunc admittent. Utinenses enim dominum (c) Pileum cardinalem desiderabant pastorem(2), et, quo (a) B posslm (b) B2 G urget (c) R presules (d) B G offenderent R ne qua olfcnderit (e) B om. dominum tale scopo mandò anche un’ ambasciata a Bonifacio IX. Altrettanto fece Francesco Novello con una lettera in data del 16 gennaio a Michele da Rabatta. Nel frattempo il senato Veneziano aveva deliberato il 12 dicembre di ritirar le proprie candidature, nelle persone di Angelo Correr (poscia Gregorio XII), Carlo Zeno, e Zaccaria Trevisan, raccomandato quest’ultimo al papa dal comune Bolognese (cf. Roberto Cessi, Venezia neutrale nella seconda Lega Antiviscontea in Nuovo Archivio Veneto, n. s., voi. XXVIII, 1914, p. 35 sgg.; E. Decani, Il Codice Diplomatico di Antonio Panciera da Por-tugruaro in Miscellanea, serie II, voi. iv, pubbl. dalla R. Dep. Veneta di Storia patria, Venezia, 1898, p. 8 sgg.). (1) Cf. epist. LVI, p. 125 nota 2. (2) Pileo da Prata, friulano, vescovo di Padova nel 1359, trasferito a Ravenna nel 1377 (onde dopo la sua elevazione al cardinalato nel 1378 col titolo di S. Prassede fu comunemente chiamato il cardinale di Ravenna), e nel 1381 legato in Inghilterra, nel 1387 passò dall’ obbedienza di Urbano VI a quella di Clemente VII, il quale gli diede il titolo di S. Prisca. Più tardi però si ricredè e nel 1391 tornò all’obbedienza di Bonifacio IX, ottenendo da lui la nomina a vescovo di Tusculum. Nel 1394 istituì a Padova il collegio per studenti all’Università che porta il suo nome; nel 1399 fece testamento, nominando Francesco Za-barella ed il protonotario Iacopino da Udine fra gli esecutori, e mori nell’anno 1400 o poco dopo. Già al tempo dell’elezione di Marquardo di Randeck, Pileo era stato desiderato patriarca dai Fiorentini, ed ora, secondochè apprendiamo dalle deliberazioni del senato Veneziano (Senato, Secreta, E, 3 novembre, 1394; cf. R. Cessi, articolo cit. sopra), «aveva mandato da Bo-« logna, ove frequentava lo Studio, un « figlio di Gerardo da Camino, cano-« nico d’Aquileia, a brigar per lui, ed « egli stesso era venuto, almeno si di-«ceva, in Friuli per sostenere la pro-«pria candidatura o, se non altro, a « combattere la proposta veneziana ». Ed infatti il 22 gennaio egli ricevè a Udine una visita ufficiosa decretata dal Comune, con un regalo di nove conzi di vino, dieciotto libbre di confezione di tre qualità e quarantacinque libbre di cera. È noto, ma storicamente non uomo chiaro per nascita c soprattutto per dottrina, ma che sente alcunché del fasto napolitano. Tale P opinione ch’ci ne ebbe a Bologna. Se questo è vero, teme che papa Bonifacio non rimanga disilluso. Difficilmente nel patriarcato s'accet-tcrA la nomina del Caetani. Gli Udinesi già nel passato volc- •