274 EPISTOLARIO vita, dopo i lunghi anni dedicati a svariati studi. Abbandonata ora* mai ogni speranza nella carriera ecclesiastica, non gli rimane che di trovar posto presso un principe secolare. Spera ottenerlo per suo mezzo presso Ladislao, a cui la virtù non men che la fortuna promette un lieto avvenire. curet homo prodesse quam plurimis('). ego iam optarem sane post longos labores et varia studia, fructum iam aliquem dignum col-ligere, et, dum etas viget suisque tam animus quam corpus viribus valent, inerti prospicere senectuti; quod speraveram michi posse contingere si in ecclesiastica sorte perseverarem, per quam pleri- 5 que... virtutis alis in magnum(a)... sed ea via iandudum preclusa est et michi prorsus desperata W. alia restat ut apud seculares prin-cipes , cum indocilem me videam ad eas artes quibus beneficia nunc paranturW. in hac re video vos plurimum posse, habemus unicum in Italia regem, qui et sua virtute et memoria io patris longe lateque notissimus est. is regnum amplum possidet, et multo ampliorem sibi videtur sua virtus fortunaque(d> promit-tere. scio indigere huiusmodi principes doctis viris, et non modo (a) B per quam plerique c. virtutis alis imag“ P per quam plerique virtutis aliis in mag” La legione di PM è uguale a quella di B, eccello che la s di alis e le lettere inem di immaginem (sic) sono scritte da altra mano. Vi si annota poi in marg. : « Alius « codex habet in mag™, antiquior imag"1 : forte imaginum .. Combi emenda•' plerique crescunt, virt. alis, in magnum statum (b) Dopo principes lacuna di almeno tre parole in B, e poi cum indocilem P principes cum indocilem ma queste due ultime parole sono di mano posteriore in fine della riga. Combi colma la lacuna con officio fungar (c). Codd. parant (d) B virtus facturaque naturale di Francesco Novello, che stava al soldo del re. (1) La stessa frase che leggemmo nell’epist. CHI, scritta nel 1403. (2) Eppure dalla Confirmatio ar-chidiaconatus in persona sa-pientis viri domini Petripauli de Iustinopoli (Archivio della Curia vescovile di Padova, Diversorum, voi. XIII, 1404-5, c. 7) risulta che, il 26 febbraio 1404, il Nostro fu accettato quale arcidiacono di Piove di Sacco, in successione a certo « Iaco-« bus, rector ecclesie S. Petri de Fae-« do », il quale vi aveva rinunciato il 15 febbraio. È probabile che il V. ottenesse questa prebenda mercè l’interessamento dello Zabarella, nato a Piove di Sacco e per molti anni canonico della collegiata di S. Martino; ma, comunque ciò sia, il fatto che il succitato documento non cita alcun altro beneficio goduto dal Nostro, ci sembra la prova che difatti non ne fosse provveduto. E quindi abbiamo una conferma indiretta della data da noi proposta per la presente lettera. Ma, per avere la nomina all’ arcidiaco-nato, non occorreva che il V. avesse gli ordini minori? E non era egli forse già da tempo entrato nello stato ecclesiastico, se gli fu possibile tenere in chiesa i suoi discorsi in onore di san Gerolamo e su altri argomenti? Noi ci sentiamo trascinati a crederlo; e riteniamo pertanto che, fallita la speranza d’un posto presso Ladislao, ben presto tornasse a cercarsi un beneficio, giacché, come egli stesso dichiara (cf. l’epist. CVIIII, p. 286), non voleva in alcun modo far parte della Curia Romana.