FONTI DELL’EPISTOLARIO XXXVII cipibus Carrariensibus, la Fila Petrarcbe, il De ingenuis inoribus, i discorsi Pro sánelo Hieronymo, i due componimenti relativi alle esequie di Francesco il Vecchio da Carrara, il discorso Pro populo Patavino, [’Invettiva virgiliana (epist. LXXXI), l’elogio dello Zabarella (epist. CXXXVIII), due delle tre epistole descrittive della guerra anti-viscontea del 1390-1 (XXVII e XXXIIII), le due cosiddette facezie (epist. CXXXX e CXXXXI), il De sita urbis lustinopolitane, il De república Venetorum, e l’epistola del Petrarca a Cicerone assieme con la risposta del V. (c. 1-220). Seguono poi (c. 221 e sgg.), a non contare la ripetizione dell’epist. XVIII (c. 263 e c. 276), sessantuna epistole, e, in fine, la Poetica narratio. In complesso, dunque, C racchiude sessantasette delle epistole della nostra raccolta ; e, fra queste, dieci non si leggono in B. Le epistole del 1395-6, dirette a Santo de’ Pellegrini ed a Giovanni da Bologna, vi figurano nello stesso ordine che in B; manca invece la serie di quelle spedite da Capodistria allo Zabarella nel 1411-2. Notevoli poi sono due postille dell’amanuense. La prima, posta dinanzi al De república Venetorum (c. 212 b), suona: « Nota qui-« cunque leges infrascripta quod iudicio meo arbitrar ipsa non « recto modo procedere, nec est propterea mirandum, nam et « ipsa collegi exquibusdam tractatibus et minutis ipsius P. P.V. »: parole che sono ripetute poi nella copia della medesima operetta giuntaci nel cod. B 62 (255) dell’Archivio Capitolare di Padova. La seconda postilla, premessa all’epist. XXXXIII (c. 228 b), corregge l’intestazione a Giovanni da Bologna : « alibi et me-« lius Sancto de Peregrinis, ut manu auctoris comperi ». La diversità di lezione tra B e C, per le lettere comuni ad entrambi, dimostra l’indipendenza de’ due codici, dimodoché riesce impossibile supporre che C derivi da B o viceversa: pare invece verisimile che C e R derivino da una fonte comune, oppure che R sia stato condotto in parte su di C. Gu, cartaceo *, di carte non numerate, è un codicetto miscellaneo del sec. xv, contenente - oltre a note alle epistole di Cicerone • Se ne veda la descrizione in G. Mazzatinti, Inventari cit-, voi. Ili, p. 119, n. 70 (ma la segnatura attuale del codice è, crediamo, 69). Guarnerio d’Artegna,