320 EPISTOLARIO cenno fatto alla sua barba, e gli chiede un consiglio intorno all’opportunità di recarsi al concilio di Cividale, dove spera ottenere un beneficio. in crines tuos ludere michi manibus liceret, si affaissem. natn, qui verba tam bene sis ultus, quo pacto fueras facta vendicaturus? sed de ioco satis ad presens ; tantum ut intelligas me litteras tuas accepisse. audivisti, ut opinor, indictum esse pro parte nostra concilium in ForoiuliiW : faustum felixque sit, precor. si illue ibiturW, nescio quo pacto negare me possem quin et ipse vadam, maxime cum ibi cupiam, si fieri poterit, beneficium habere W<«>, hoc deca) B Forliulii C Foroiullo (b) B obitur (c) Bp beneficiatus mente fissò il luogo del concilio con la bolla promulgata a Rimini il 19 dicembre 1408. « Nos volentes », egli vi dichiara, « ut omnis ambiguitas tollatur, « ac ut universi et singuli, qui adesse « debent, ad veniendum prepara» se « possint, omnibusque locis provincie et « exarchatus prefatorum mature expen-«satis, tandem ut magis idonea prò «qualitate rei et temporis, Civitatem « Austrie et Utinum Aquilegensis dio-« cesis, que propter propinquitatem et « coherentiam prò uno loco haberi de-« bent, prò huiusmodi celebrando con-« cilio eligimus ». La partenza del pontefice da Rimini alla volta di Cividale avvenne, come fu detto, il 16 maggio del 1409. Da ciò risulta manifesto come quest’ epistola fosse dettata entro il dicembre del 1408 ed il maggio del 1409, e probabilmente qualche tempo prima della seconda data, poiché con quel « si illue ibitur » (r. 5) s’esprime un certo dubbio intorno all’evento. Ma dove trovavasi il V. quando la compose ? Dall’epistola seguente parrebbe che la distanza che separava il Nostro dal suo corrispondente fosse tutt’altro che grande; sicché potremmo sospettare eh’ egli si fosse già allontanato dalla curia e tornato a Capodistria, dove lo troviamo infatti al principio di luglio 1409 (cf. P epist. CXXIII). Tuttavia gli indizi forniti dalle tre lettere sono troppo imprecisi da autorizzarci a determinare la questione, e crediamo quindi miglior partito di rinunciare stavolta a qualsiasi tentativo di supplire il difetto de’ codici. Comunque sia, non si trova ricordo alcuno del V. nelle pur minuziose notizie intorno alle sessioni del concilio raccolte da A. Meister, Das Konzil Zu Cividale im Jahre 1409 in Historisches Jahrbuch, vol. XIV, 1883, e da L. Schmitz, Die Quellen zur Geschichte des Konzils von Cividale 1409 in Römische Quartalschrift, vol. VIII, 1894, P- 2 *7 sgg-(1) Un atto a rogito del notaio Enrico Preitenreiter di Cividale, datato il primo luglio 1409, ed ora conservato nell’archivio Notarile di Udine, ricorda l’accettazione da parte del capitolo Cividalese della nomina eventuale del V. al decanato di quella collegiata, beneficio allora vacante in causa della morte del decano Giovanni Perotti. Diciamo « eventuale », perchè il Nostro, che si fece rappresentare da un procuratore, il canonico giustinopolitano Nicolò del Tacco, doveva ottenere il decanato soltanto nel caso che Nicolò da Portogruaro (cf. l’epist. CXXXXIIII), il quale ci aveva un’ aspettativa anteriore, riuscisse a diventare effettivamente vescovo di Concordia, sede a cui Gregorio XII (malgrado l’opposizione di quel capitolo) 1’ aveva destinato sin dal marzo precedente, in sostituzione del deposto Antonio Panciera. Ma tali maneggi non accordandosi