VITA DI PIER PAOLO VERGERIO XIII profughi dalla patria incendiata dai genovesi, nel Friuli, dove essi, assieme con altri membri della loro stirpe, lo stemma dei Vergeri di Capodistria, sebbene lo zelo dei benepensanti subito s’industriasse di distruggere ogni ricordo del vescovo apostata, non v’ha dubbio che in esso ugualmente apparisse, almeno nel Seicento, la figura d’un torso di verza, come la si vede nello scudo scolpito sopra la porta esterna del campanile del Duomo, a destra, con le iniziali «G. V.», che, presumibilmente, sono quelle del medico Girolamo Vergerio. Non sappiamo se Pier Paolo avesse notizia di quest’origine della sua stirpe; ma senza dubbio egli vedeva nel cognome « Ver-zerio » un derivato da « verziere » (viridarium), donde fu tratta l’allusione araldica alla «verza» (cf. Tav. II e p. 25, nota). Intorno ai genitori di Pier Paolo vedasi, infine, l’epist. I, p. 9, nota 1. 1 Per il giorno ed il mese v’ha la sola testimonianza del Petronio (cf. Appendice II, doc. ni) ; per l’anno invece, oltreché la sua dichiarazione, v’ha quella del V. medesimo, il quale, nelPepist. CXXXVIII, afferma che Francesco Zaba-rella era circa dieci anni di lui più vecchio. Ora, come il Finke dimostrò nel 1889, citando le parole dello stesso Zabarella nel cod. Viennese 5513, e come risulta pure dai documenti pubblicati nel 1892 dal Pinton, e da una postilla, di pugno del capodistriano Antonio Zarotti, che leggesi nel nostro codice P (cf. p. 373 più innanzi), lo Zabarella nacque il 10 agosto 1360 (cf. G. Zonta, Francesco Zabarella, Padova, 1915, p. 120); ma per lungo tempo ¡biografi del cardinale furono tratti in errore riguardo a questa data, tantoché la sua nascita veniva comunemente assegnata al 1339 oppur a qualche prossimo anno. Di qui l’erronea credenza, ripetuta perfino in tempi recenti, che il V. nascesse nel 1349 : credenza così manifestamente assurda (per quanto taluni scrittori, e propriamente nella città natale del Nostro, abbiano tentato di darle una parvenza di verisimilitudine) che noi non spenderemo molte parole per dimostrarne la falsità. Basta infatti rileggere l’epistola (XI1II) diretta al V. da Santo de’ Pellegrini nel 1389, là dove vien detto che tutti si meravigliano come «tam iuvenis annis taliter sentire possit», o quell’altra (l’epist. XXXI), in cui nel 1391 il Nostro chiede a Coluccio qualche avvertimento contro i « blandimenta etatis », per accorgersi dello sproposito, che, del resto, fu già nel 1773 palese al marchese Girolamo Gravisi : « se allora era d’anni 42, avrebbe atteso assai tardi a chie-« dere precetti per istradarsi al ben vivere » (ved. il carteggio del Gravisi col conte Gian Roberto Papafava intorno al V. nello scritto di Iacopo Bernardi, Di Pier Paolo Vergerio Seniore. Lettera a Carlo Combi, stampato nella Rivista Universale, nuova serie, voi. XXII, Firenze, 1875, p. 405 e sgg.). Giova piut' tosto rilevare che la testimonianza del Petronio non deriva da un calcolo fondato sull’anno di nascita dello Zabarella, essendo questo a lui certamente sconosciuto (se non in quanto dipendeva dall’anno di nascita del V.); e quindi, a nostro avviso, cadono tutte le questioni che, diversamente, si potrebbero sollevare intorno