484 EPISTOLARIO constet ex his, quae saepe ipse de se scribit in Epistolis, et annotai Pan-cirolusW, eum Florentiae doctore Francisco Zabarella juri addiscendo meno due notizie, non reperibili altrove, di cui il Combi e qualche suo seguace hanno fatto tesoro. Per quanto concerne a Ottonello di Prando Descalzi d’Este - il quale, laureatosi in diritto nel 1379, e quindi aggregato al collegio dei dottori giuristi, difficilmente avrebbe insegnato 1’ « elocutio latina » a chicchessia - risulta senza dubbio alcuno ch’egli passò ad altra vita tra il 16 ed il 30 luglio del 1405; ma non è meno certo che due anni prima, e precisamente 1’ 11 settembre 1403, che è la data recata dall’iscrizione funebre, egli aveva fatto erigere il proprio sepolcro nella chiesa degli Eremitani a Padova; e da questa circostanza nacque quasi inevitabilmente una confusione tra le due date (cf. A. Gloria, Monumenti cit., voi. I, § 479). Ora, che il Papadopoli credeva il Descalzi morto nel 1403 appare manifesto da quanto egli scrive intorno alla partenza del V. da Padova in quell’anno medesimo; ma quand’anche noi volessimo venirgli in aiuto con la congettura che il V., trovandosi (secondo lui) dal 1403 al 1405 a Venezia, si fosse tuttavia recato, di nascosto, verso la fine di luglio a Padova (dove, come narra il Gatari, dal primo di luglio alla metà d’agosto la peste assieme con la fame uccise nella città assediata quattromila e più persone), ci troveremmo assai imbarazzati, poiché da ben altre fonti sappiamo che al principio d’agosto il V. stava ormai a Roma tra i curiali di Innocenzo VII, a non dir poi che le sue epistole ed i Monumenti dello Studio lo dimostrano costantemente domiciliato a Padova dal 1403 al marzo 1405. Che cosa dunque dobbiamo noi pensare dell’« epi-« stola » dello Zabarella e dell’ « orate zione» del V,? Riteniamo che que- sta, se non quella, è un parto della fantasia del Papadopoli, e ne consegue che d’ora innanzi non farà più mestieri di rimpiangere, con il Combi (Memoria cit., p. xvi) e con A. C. Pierantoni (P. P. Vergerio Seniore &c., Chieti, 1920, p. 39), la «dolorosa perdita». Ci resta pertanto la sola congettura che il V. dettasse l’epitafio metrico del Descalzi, il testo del quale fu pubblicato, fra altri, dal Tomasini in Urbis Pata-vinae Inscriptiones sacrae et prophanae, ivi, MDCXLIX, voi. I, p. 154, n. 33. Similmente, per quello che si riferisce all’insegnamento di logica, nel 1403, troviamo ancora qui le affermazioni del Papadopoli tutt’ altro che sicure. Che il V. insegnasse la logica a Bologna prima del 1390, lo sappiamo dalle sue parole (cf. l’epist. XV, p. 30) ; e pare che, almeno nel 1395, facesse altrettanto a Padova (cf. l’epist. XXXXVI, p. 107); dal 1397 al 1400 invece egli se ne stava lontano, nè sembra attendibile che negli ultimi anni del suo soggiorno egli abbia potuto riprendere questo suo insegnamento. In realtà, i Monumenti dello Studio non accennano una sola volta a simile incarico conferitogli; e se il voi. DCLXIX dell’Archivio antico dell’Uni-versità, intitolato Cattedre e Professori di Logica e Metafisica, ricorda il Nostro all’anno 1393 nell’elenco di « professori di logica in primo luogo », lo fa con la postilla « da Papadopoli »; laddove all’anno 1396 il detto elenco contiene i soli nomi di Giovanni da Piazzola e di Bartolo Squarcialupi. Ci sembra perciò ovvio concludere che il periodo di circa sette anni accennato dal Salomonio, debba intendersi solamente degli anni 1390-7. P$r la nota (i) v. pag. scg,