246 EPISTOLARIO l’ordinamento per cui a certi uffici son ammessi i forestieri, onde v’e minor pericolo di brogli... Bologna, io marzo 1401. Poiché l’amico non lo salutò prima di mettersi in viaggio, nè gli ha scritto, pur inviando ad altri le sue república, quod externos admittitis ad quosdam gerendos magistrates W, qua in re non solum est id, quod minor subest metus corrumpendi (b>... LXXXXVII. P. P. Vergerio ad ignoto 5 [B, c. 50; B3, c. 82; P, c. 43; Ra. c. 47]- POTERAM, imo vero debebam, si vulgaris esset inter nos ami-citia, nichil ad te nunc scribere, quod neque proficiscens me consalutasti neque, postquam profectus es, ullas, quas quidem acia) In Go l'epistola non va oltre magistratus, ed in B PG Ra si arresta a solum est. In B1 va sino a corrumpendi (b) I copisti B in marg. : • Imperfecla et multum deficit » « fecla est epistola et multum deficit ». G e • stola cuius multum deesse origin. scriptura B> Ra sen\a titolo. (1) A chi il V. scrisse la presente da Bologna il io marzo del 1401 non sappiamo dire. Dal luogo che la lettera occupa nei codd. B e P, e cioè alla fine delle epistole indirizzate allo Za-barella tra il 1408 ed il 1411, e dall’accenno all’ « amicizia non volgare » si potrebbe forse congetturare che fosse scritta a lui, non però nel 1401, bensì nel 1414, allorquando lo Zabarella fu inviato da Giovanni XXIII presso il re Sigismondo, ed il V. stava per alcun tempo a Bologna. Il contenuto della lettera, però, indica una data anteriore all’ ingresso del Nostro nella vita della Curia Romana, ed anzi vi si ripetono delle riflessioni che s’incontrano per l’appunto nelle epistole del 1400-3. Partendo dunque dall’ipotesi che la data 1401 sia giusta, quantunque nulla sappiamo dei movimenti del Nostro in quell’anno all’infuori del fatto che il suo nome non si rinviene nei Monumenti dello Studio Padovano, il re di o correttori de singoli codici annoiano : . Bì • Deficit ex hac multum». P « Imper- • PM in marg. c. 109 B; « Imperfecla epì-leslatur*. (c) B P. P. V. P Eiusdem ad cui si parla dev’essere o Ladislao di Napoli, o Giacomo di Cipro, o Roberto re de’ Romani. Già negli ultimi mesi del 1400 Giovanni da Ravenna era tornato a Padova da una missione a Roma, dove ebbe udienza da Bonifacio IX, e consegnò un messaggio a Conte da Carrara, la cui compagnia di ventura, insieme con l’esercito di Ladislao, costituiva le milizie del papa (cf. R. Sab-badini, Giovanni da Ravenna cit., p. 81 sgg.). E che il corrispondente del V. si trovasse anch’egli a Roma, lo si può dedurre dall’accenno qui ai « pre-« latis et aliis » ; sicché l’ambasceria, di cui nella presente si tratta, parrebbe in certo modo una ripresa di quella del Ravennate. Riguardo al motivo, gli ambasciatori fiorentini a Roma e Napoli riferirono in luglio 1401 che il papa «disse che si tra-« ctava parentado per lo detto re [Lati. dislao] con una figliuola de lo re « di Cipri et con una di casa di Ba-