DI PIER PAOLO VERGERIO 463 lerunt simul de articulis, sed postquam propositi fuerunt cum ceteris, idem magister, totus fidelis secundum fidem Romane Ecclesie, articulos reformavit et in debitam formam posuit; que necessario apponenda erant, apposuit secundum veram fidem Romane Ecclesie, que omnia 5 isti heretici obmiserunt. Et plura alia, me presente, retulit, quomodo solam sacram scripturam et evangelia tenerent in his que sunt pro eis, que autem sunt contra eos, cura eis objciuntur, non respondent ad ea, sed dicunt : « Ecce hoc est in evangelio scriptum, puta, “ Amen amen, « dico vobis, nisi manducaveritis cameni &c. “ ecce, lege &c. &c. ” IO « Communiter objiciunt cetera que pro eis sunt, nec respondent ad obje-« eta contra eos; etiam nullius studii presidentem volebant recipere ». (A tergo): Presentetur D. Iohanni priori ordinis Carthusiensis in Erfordia. II. Il Testamento di Pier Paolo Vergerio('). [Archivio Civico di Capodistria, voi. XXVII, c. 161 b (A); G, c. 48b; B. Ziliotto, Nuove testimonianze &c. in Archeografo Triestino, 1906, p. 251 c sgg. (Z)]. IN nomine domini, amen M. Anno a Nativitate domini millesimo qua-dringentesimo quadragesimo quarto, Indictione septima, die vero tercia mensis maii circha primam horam noctis, pontificatus sanctissimi (a) G reca il titolo Eiusd. P. P. Vergerij Testamentum e poi, con una nuova riga, comincia In nomine Domini (b) Il copista di G dapprima scrisse vero m dopo die, ma poi, cancellale queste lettere, proseguì con die 11/ mensis Malj (1) Trascritto malamente da mano quattrocentesca tra due istromenti rispettivamente del 1459 e del 1461, ma registrati da un altro amanuense, il testamento del V. giaceva da due secoli sepolto in un grosso volume (mis. mm. 450 X 280, e con legatura originale in pelle) appartenente all’antico archivio dei vicedomini di Capodistria, e segnato sul foglio di guardia « Pri-«mus», quando verisímilmente dopo la metà del Seicento ne fu tratta una copia dal menante dell’attuale codice Gravisi. Nel 1773, a sua volta, il march. Girolamo Gravisi ne fece una nuova trascrizione pel conte Gian Roberto Papaia va : «come si rileva,» egli scrive, toccando della vera data della morte del V., «dal testamento che ho il « piacere di presentarLe, da me copiato « in questo pubblico Archivio ». Trascorso ancora un secolo, un altro capodistriano, Giovanni d’Andri, allora segretario del Comune, copiò alla meno peggio nel 1876 il documento per il Combi, il quale probabilmente gliene fece richiesta perchè Iacopo Bernardi, l’anno innanzi, aveva stampato in sulla Rivista Universale, quel suo scritto intitolato Di Pier Paolo Vergerio. Lettera a Carlo Combi, in cui per l’appunto trovasi citato il carteggio del Gravisi col Papafava. Nel 1879 poi comparve a Budapest l’opera storica del Fraknói