DI PIER PAOLO VERGERIO 211 eadem die recuperassem, futurum erat ut nonnisi post hanc heb-domadam, qua lusus suos explent, ferris discalciatum, rupta sella, disiectis habenis omnique exhausto robore equum rehaberemus. hic enim est mos suus, omnibus auditus, multis in proprio damno 5 cognitus. Rome, .xiiii. februarii. Tuus P. P. Vergerius. LXXXVI <•><■>. P. P. Vergerio ad ignoto; IO [R, c. iji; G, c. 99; Est. a R, 9. 6; Ra, c. 83 b]. Dici solet, et habet certam res ipsa rationem, in ruinosis urbibus, quas aut violentus casus diruit aut vetustas exedit, esse aerem parum salubrem; ac de corpo ribus quidem intelligatur necesse est, nam de moribus animi non facile iudicari potest, cuius rei, etsi (») G E Ra P. P. V. lustin(opolitanl). De situ vetcris et Inclyte urbis Rome R sen;a titolo. (1) Nella sua Storia della Letteratura italiana (1790), VI, 11, p. 727, il Tl-raboschi osserva che «i suddetti au-«tori [P. Cortese, P. Giovio, &c.] non « fan menzione di un opuscolo del « Vergerio che si conserva in questa « biblioteca Estense intitolato De statu « veteris et indytae urbis Romaei>\ 1’ « opuscolo » infatti vi si legge nel codice a R. 9. 6, della seconda metà del sec. xv, trascritto dalla stessa mano che vi copiò poi P opuscolo De Legibus, composto dal Filelfo nel 1439. In realtà però, 1’« opuscolo», come chiaramente risulta dalle parole, « ut cum te huc religio duxe-«rit, facile possis invenire», deve ritenersi un lettera; e che appartenga all’anno 1398 si può desumere dall'accenno alle stationes (cf. la nota all’epist. precedente) e dal carattere generale del componimento che rispec- chia le impressioni d’una prima visita a Roma. Contuttociò dubitiamo se la lettera fosse mai portata a termine e spedita, poiché in tutti e quattro i codici che ce la conservano, essa s’arresta con le parole « de quarum nominibus », ed i copisti hanno poi incominciato una nuova riga con un brano della nota epistola del Petrarca a Giovanni Colonna, e cioè da «Hoc incidenter « quantum locus iste capere visus est » sino a « hic gloriosam Callistus exer-« cuit libitinam » (cf. Petrar. Epistolae de reb. fam. VI, n; ed. Fracassetti, voi. I, p. 311 sgg.). Ignoriamo chi fosse il destinatario della presente: forse Ognibene della Scola oppure Lodovico Buzzacarini, che vivamente s’interessava per la storia e le antichità, secon-dochè ci apprese l’epistola LXXIII. Per quel che riguarda l’illustrazione dei singoli argomenti, topografici e nc ottenne la restituzione. Roma, febbraio (?) x 39R- Aria cattiva, dicono, nelle città rovinate. Certo per i corpi ; se anche per gli animi, si potrà dubitare.