XXXVI PREFAZIONE copisti di B, c quindi fuor di posto, reca una raccolta di proverbi e sentenze,seguita dalla Poetica narralio (Appendice I, n. vii). Lasciando da parte i discorsi in onore di san Gerolamo ed i frammenti, di cui ci pare superfluo tener conto, vi sono adunque nell’intero volume centoventiquattro epistole e sei scritti vergeriani di varia natura, con in più le sentenze ed il discorso Pro unienda reintegratidaque Ecclesia. C, cartaceo ', di carte duecento ottanta, mis. mm. 145 X 210, con doppia paginazione e legatura in pelle, fu scritto da nitidissima mano (con l’aiuto d’un secondo amanuense, dalla c. 277 alla fine) negli ultimi lustri del sec. xv. È una raccolta pressoché compiuta delle opere del V., eccetto la commedia Paulus (forse omessa a motivo dell’indole dell’intreccio) e, come ben s’intende, senza le operette falsamente attribuitegli in tempi posteriori. La raccolta è disposta nell’ordine seguente : il De prin- ■ Matteo Luigi Canonici, nato a Venezia nel 1727, entrò nel 1743 nella Società di Gesù, e per più anni era « accademico » nel collegio di S. Caterina a Parma, dove fece una prima raccolta di libri e di medaglie. Dopo la soppressione (1765) della Società nel regno di Napoli e nel Ducato, ritiratosi dapprima a Bologna, e poi, nel 1773, a Venezia, egli acquistò l’intera collezione del duca di Modena e la biblioteca di Giacomo Soranzo, derivata questa in parte dalla Biblioteca Recanati. A tal riguardo, il Morelli, in una sua lettera del 10 settembre 1778 diretta a Iacopo Nani, scrive: «Pochi mesi fa questo monsignor « Comaro vescovo di Vicenza per quattrocento zecchini ha venduto la copio-« sissima e preziosissima raccolta di codici manoscritti che avea ereditati dal «N. U. Giacomo Soranzo. Gli ha acquistati l’abate Canonici, ex-gesuita...» (Operette cit., voi. Ili, p. 113). Nel 1805 il Canonici mori a Treviso; ed il di lui erede, Giuseppe Canonici, a sua volta, lasciò la raccolta nel 1807 a due parenti. Costoro se la divisero, e la maggior parte dei codici, che assommavano a tremila-cinquecento, fu comperata, nel 1817, dalla Biblioteca Bodleiana di Oxford (cf. F. Madan, A Summary Catalogue of Western Manuscripts in thè Bodìeian Library at Oxford, voi. IV, 1897, p. 313); e, per l’elenco degli scritti vergeriani racchiusi in Can. Mise. Lat. 166, vedasi H. Coxe, Catalogi Codicum Mss. Bi-bliothecae Bodleianae, pars tertia, md.ccc.liv, col. 536. Quantunque il conte Gian Roberto Papafava avesse notizia dell’esistenza di due codici vergeriani presso il vescovo di Vicenza nel 1773 (come egli scrisse al marchese Girolamo Gravisi), mal sapremmo dire se l’uno d’essi fosse o no l’attuale codice Bod-leiano; comunque sia, il Papafava non ne fece uso, e ci fa difetto ogni notizia sulla sorte di C ne’ secoli anteriori.