464 EPISTOLARIO in Christo patris et domini nostri domini Eugenii divina providentia pape quarti anno quartodecimo. Quia presentís vite conditio statum habet instabilem, et ea que visi-bilem habent essentiam tendunt visibiliter ad non esse, Egregius utriusque iuris doctor dominus Petrus Paulus de Vergeriis deCapite Istrie, 5 habitator BudensisW, Vesprimensis diócesis, mente sanus licet corpore languens, coram me notario publico et testibus infrascriptis personaliter constitutus, premissa salubri meditatione, considerans diem sue peregri-nationis extremum dispositione testamentaria prevenire, disponens de bonis et rebus suis mobilibus et immobilibus sibi a Deo collatis, matura 10 et pensata deliberatione cassans et irritans omnia et singula testamenta seu ultimas voluntates, si que vel quas in hunc diem fecisset, hoc suum testamentum ultimum et suam ultimam voluntatem (b) omnibus melio-ribus modo, via, iure et forma, quibus melius et efficacius potuit et potest, fecit, ordinavit, constituit, di: (a) A Buldensls, e cosi Buide, sempre. quas, parole ripetute per errore. intorno a Giovanni Vitéz; ed ivi (p. 149), discorrendo dell’anno in cui il V. morisse, il Fraknói fece appello anch’egli al testamento del Nostro, steso ad Ofen (Buda) in data dell’ 11 maggio 1444, e conservato (secondo il suo asserto) nella Biblioteca di San Marco a Venezia (cf. pure G. Voigt, Die IViederbelebungí cit.,vol. II, p. 274). Ora qui v’ha una manifesta confusione. La notizia della data del testamento, il Fraknói l’avrà ottenuta, crediamo, o dallo scritto del Bernardi oppure dal Combi, il quale stava in quel torno di tempo a Venezia, tutto dedito a cose vergeriane; ma da chi venne la notizia che il documento si conservasse nella Marciana? A nostro avviso, l’equivoco è probabilmente dovuto ad una semplice inavvertenza da parte del Fraknói, o lo si potrebbe anche spiegare dal fatto che nel codice Papafava-Morelli della Marciana il frammentario ragionamento del V. ( A p p e n -dice I, n. Ili) reca il titolo: kP. P. Ver-« gerii testamentum, cuius maxima pars ìt et facere procurava et fecit 15 (b) Dopo voluntatem G cancella si que vel « deest » ; titolo che bisogna supporre fosse in qualche modo al Fraknói noto. Comunque di ciò, nè il Combi si giovò allora della trascrizione del testamento, nè altri mai ne fece parola, finché nel 1906, lo Ziliotto, rinvenutolo nella trascrizione alquanto scorretta del codice Gravisi, ne pubblicò il testo ne\V Archeo-grafo /Vtei/iwo, corredandolo di varie osservazioni e congetture proprie. Per ultimo, con la scorta di certeindicazioni lasciate in ms. a Capodistria, ci fu concesso di accertare che l’antico volume «Primus» di quell’Archivio altro non sia che il volume ora numerato «XXVII», sicché c’è lecito di presentare il documento nella sua forma più corretta e più autorevole, attesoché nell’Archivio di Stato a Budapest (come S. E. Desiderio Csànki, quattro anni or sono, cortesemente c’informò in una sua lettera di cui ci siamo valsi ancora più avanti) esistono bensì circa centodieci documenti spettanti all’anno 1444, ma niuno d’essi contiene, nonché il testamento, neppure il menomo cenno al V.