XX PREFAZIONE naturale che Pier Paolo si desse premura di presentare una copia del « libello » al vecchio cancelliere ; e ciò egli fece, secondo noi pensiamo, nel marzo del 1402 o del 1403. Or di qui nasce spontaneamente un dubbio intorno alla paternità della già ricordata opera Deprincipibus Carrariensibus, che una tradizione costante e per lo meno coeva col celebre codice B. P. 158 del Museo Civico di Padova dichiara sia uscita dalla penna di Pier Paolo Vergerio. E difatti, se il trattato De inge-nuis moribus fu, come il Nostro scrisse a Coluccio nel-l’epist. CI, il primo libro da lui pubblicato, ne consegue che la composizione del De principibus, ove veramente trattisi d’una sua opera originale, verrebbe a cadere (nella migliore ipotesi) tra il 1402 ed il marzo del 1405; e quindi dovremmo ammettere che, propriamente in un tempo quando il Nostro, come vedremo, era tutto dedito allo studio del diritto canonico, e più che non per l’addietro bramava di conseguir un posto altrove, nondimeno egli avesse l’agio di rintracciare le antiche cronache concernenti i Carraresi, di dettare le conclusioni delle sue ricerche, e fors’anche di provvedere alla trascrizione dell’opera, rimasta stranamente incompiuta all’anno 1355, in quel prezioso codice adorno di fregi e di ritratti ‘, che non pare davvero fosse vergato quelle di Mario (trad. poi da Lapo), di Alessandro (trad. da Iacopo Angeli), e forse di Licurgo (trad. dal Filelfo) - come pure il trattatello De liberis educandis (trad. da Guarino). Del secondo, egli fece più largo uso, citando il Gorgia e la Politeia e particolarmente, come dimostrò C Bischokf (Studivi fu P. P. Vergerlo dtm Aelteren, Berlin, 1912, p. 83), il settimo libro di quest’ultimo dialogo nel descrivere le doti d’animo che si devono cercare nel giovine studioso. 1 Vedasi la descrizione del codice presso V. Lazzarini, Libri di Francesco Novello da Carrara in Atti e Memorie della R. Accademia... in Padova, voi. XV11I, 1902.