DI PIER PAOLO VERGERIO 7 premia digna virtutibus. sed quid nunc queri incipiam ? vetus hec consuetudo est et a pluribus auctoribus depravata, consuetu-dinem hanc ferre et successus, qualescunque sors dederit, tolerare lex est. hi quales apud te sint scire opto, quatenus tecum, uti 5 amicum decet, letitie mestitieque, quod absit, particeps fiam (*>. hoc unum tamen scio, si recte animum tuum novi, quod invitus ibi moraris, invitus ibi detineris, nec quietum te futurum, donec eadem, que impulit te, inde meliori modo fortuna divellat. et si quis sit animus mihi queras, patriam illam(‘> omnino odio habe-io rem, nisi, quia natalis estW, ut amem cogit natura, refugit porro mens, nullus enim ibi scientie, nullus virtuti amor aut honor habetur; virtus ibi locum non habetW, exulat inde scientia. ego, ctsi virtuosus non sum ('>, virtutis tamen ac scientie cupidus semper fui, atque ipsis semper reverentiam permaximamte) habui. qua 15 mente moveor ut nec amem loca in quibus hec non coluntur, nec ea ulli sapienti congrua credam. idcirco vellem te inde remotum (a) B absit, et particeps fiam espunto in P (b) C invictus (c) C nisi natalis essct (d) C virtus ibi non habitat (e) B sim (f) B ipse (gì lì cane, per- « menti olim domine Caterine Brate» (voi. XIII, pag. non num). Gestita la capitaneria di Udine nel 1584 (Liruti), il 14 dicembre di quell’anno, Santo teneva l’ufficio di vicario generale «in « temporalibus » del patriarca di Aqui-leia, Filippo d’Alen?on, posto che tornava a coprire saltuariamente sotto i due patriarchi successivi, sino alla sua morte avvenuta nel 1396; cf. Manzano, Annali del Friuli, V, p. 384. Rispetto alla data di questa lettera, possiamo Affermare che le indicazioni di luogo e di tempo recate dal cod. Brunacci e dai suoi apografi sono erronee. Nel 1395 infatti il V. non si trovava a Bologna, nè poteva egli scrivere in quel-l’anno a Santo, informandolo del suo incontro per la prima volta a Padova con Giovanni da Bologna, quando una serie di lettere del 1395 dimostra tutto il contrario. E se da certe lineette nel cod. Brunacci tra la fine della pro- posizione a p. 8 r. 2 ed il principio del paragrafo seguente si volesse dedurre che il copista ha messo insieme due brani di lettere diverse, in modo che la parte cronologicamente anteriore viene collocata al secondo posto, occorre osservare che di siffatta cucitura non v’ è traccia alcuna nel cod. Canonici; crediamo quindi di poter assegnare, però non senza titubanza, alla presente lettera la data da esso riportata, trovandosene inoltre una conferma nel fatto che Giovanni da Mora-via, eletto al patriarcato d’Aquileia nel novembre del 1387, ritardò la sua venuta in Friuli sino al settembre del 1388, sicché le fortune di Santo dovevano intanto presentarsi assai incerte. (1) È nota l’avversione sempre professata dal V. per i suoi concittadini; cf. le epist. XX, LXI1 e LXXXXV, ed il rimprovero mossogli da Giovanni da Ravenna nell’epist. LX. Molti sogliono lagnarsi di ciò, ma non si può lottare contro la fortuna. Ora egli vorrebbe saper i casi, lieti o tristi ch’essi siano, dcU’amico, persuaso che non s acconcerà a stare a Capodistria, luogo ch’ei abbor-re, quantunque sia la loro patria comune. Pur non essendo virtuoso, ha sempre bramato la virtù e la scienza, e quindi odia i luoghi dove queste sono sconosciute. All’ uomo saggio anzi una simile dimora riesce disdicevole. Perciò desidera di saperlo lontano