98 EPISTOLARIO Benché dedito alle ditciplinc letterarie il V. non è inoperoso ; c come credere poi che Michele sia ozioso nel suo attuale incarico, a meno che non si voglia ripetere con i filosofi che l’uomo savio è sempre in ozio ? Fu Michele adunque ozioso nel ricupero di Padova, nelle trattative di Genova, nel curare gli interessi dei conti di Gorizia ? publicis neque familiaribus studiis implicer, quibus urbis domusque salus contineatur W, nichilo tarnen minus in alio genere vite labori-bus meis exerceor, nisi iorte quis et vigilare et intendere studiis litte-rarum, propterea qùod et plurimum insit voluptatis, labores neget; et tu quoque abundare posse otio credendus es, qui maxime rei occa- 5 sione advocatus hinc absis, nisi et illud forte dicamus, semper in otio esse sapientem, que et vera est et trita apud philosophos sen-tentia (*>. tu enim, ne aut longius ordiar aut aliena exquiram, cum optimum principem Franciscum Iuniorem, quod etiam ipse tibi uni tribuit, manu consilioque huic urbi induceres; cum postea univer- 10 sam Italiam odiis bellisque flagrantem pace amiciciaque componeres; cum nuper adolescentes illos Goritie comites, dudum captivos a suisque tutoribus male habitos, liberares et in suarum rerum admi- (a) B P continetur di Genova che garanti la stabilità della ricostituita signoria (cf. Verci, Storia della Marca Trivigiana, XVII, p. 169; Pastorello, Nuove ricerche sulla storia di Padova cit., p. 74-6), e nel 1393. in occasione delle esequie di Francesco il Vecchio, ottenne dal Novello le armi ed il cognome de’Carraresi (cf. Muratori, Rer. ¡tal. Script. XVI, 193, cit. in Novati, Epistolario di Coluccio Salutati cit., II, p. 286 sgg.). Già maresciallo del patriarca Filippo d’A-lengon (1381-7), dopo l’uccisione del patriarca Giovanni, il Rabatta fu dal capitolo d’Aquileia eletto vicedomino della patria del Friuli, il 20 ottobre 1394, carica che sostenne sino all’arrivo del nuovo patriarca Antonio Caetani nel 1395. Nello stesso torno di tempo, secondochè apprendiamo da quest’epistola, curava gli interessi dei giovani conti Enrico IV e Giovanni Mainardo di Gorizia, i quali, dopo la morte del padre Mainardo VII nel 1385, erano rimasti sotto la tutela di Giovanni Mayrhofer, vescovo di Gurk, e di Federico d’Ortenburg sino al 1394, quando Enrico IV diventò maggiorenne (cf. F. Schweitzer, Abrégé de l'Hi- stoire des Comtes de Gorice et sèrie de leurs monnaies, Trieste, 1851, p. 49; e C. von Czoernig, Das Land Gòr% und Gradisca, Vienna, 1873, p. 552). Quanto alla parte sostenuta da Michele da Rabatta presso Francesco Novello, dal tempo della presente sino al tramonto della signoria Carrarese ; cf. Gatari, Cronaca Carrarese in Rer. Ital. Script. XVII, passim. Morto il Novello, Michele si ritirò nel Friuli, dove la nostra ultima testimonianza lo dimostra ambasciatore degli Udinesi presso Pippo Spano il 6 dicembre 1411 (cf. G. Cogo, Brunoro dalla Scala e Tinvasione degli Ungati del 1411 in Nuovo Archivio Veneto, V, 1893, p. 302). Le sue sostanze passarono, secondo il Novati, ai nepoti Bernardo e Nicolò, i quali continuarono in Gorizia la famiglia; è da notarsi però che Michele ebbe un figlio, Ludovico, che s’ era addottorato in leggi a Padova e trovasi ricordato nei documenti dello Studio nel 1409 e nel 1411 (cf. Zonta e Brotto, Acta Graduum cit., doc. 61 e doc. 161). (1) Forse una reminiscenza di Cic. De offic. Ili, 1, 1-4.