DI PIER PAOLO VERGERIO 465 in hunc modum qui sequitur. Primo namque animam suara Deo et Domino nostro Yhu Christo et beate Virgini Marie Eius matri ac omnibus sanctis et electis Dei devote recommendans, suique corporis sepulturam eligens in ecclesia sanctiO) Nicolai Budensis, ordinis fratrum predica-5 torum (0, voluit, statuit et ordinavit, disposuitque et expresse (b) mandavit quod per manus executorum infrascriptorum presentis sui testamenti et sue ultime voluntatis de bonis ipsius testatoris dentur et realiter(c) et cum effectu solvantur pauperi W parenti suo de paterna linea sua, si inveniretur M quod supervivat, florenos centum auri, quos eidem pie 10 relinquit (0 (*). Item voluit, statuit et ordinavit et expresse mandavit quod Verzerius de Verzeriis (s)ù), attinens suus, sit liber (h) et quietus, (a) GZ Beati (b) GZ disposuitque mandavit expresse (c) G Z dentur ac real, (d) GZ pauperiori, (e) GZ invenietur (f) GZ reliquit (g) GZ Vergerius de Vergerli» (h) G Z liber sit (1) Dell’antica chiesa de’ Domenicani a Budapest, dedicata a san Niccolò, resta soltanto la torre di stile gotico nel recinto della fortezza; una sola tomba, quella di « magister Am-« brosius de Mediolano», è stata conservata. (2) Costui deve ritenersi figlio o comunque parente d’una delle sorelle di Vergerio de’ Vergeri, padre del Nostro. Zana e Maria, già maritate, sono ricordate come tali in due documenti del 1596 (Archivio Civico di Capodistria, voi. XIII, c. 180 e 180 b), laddove non ci consta che Vergerio de’ Vergeri avesse fratelli maschi. (3) Probabilmente Vergerio [12], figlio di quel Simone [11] che stipulò contratto di nozze, il 31 agosto 1409, con « Lixa » di Pietro da « Polla » (Archivio Civico di Capodistria, voi. XVI, c. 93) e nel 1425 amministrava i beni del Nostro (cf. l’epistola CXII, p. 299, nota). Nel 1437 troviamo codesto Vergerio [12] qualificato «imperiali auctori-«tate notarius», e poscia vicedomino; carica che sostenne (sembra) sino al 1507 (ivi, voi. XLIV, c. 243), sicché dovette morire in età di novant’anni all’incirca, a meno che il « ser Vergerius » menzionato ne’ documenti più recenti non sia fórse un suo presunto nipotino (vedasi doc. V, p. 476-7, nota). Come figli di « ser Vergerius » son ricordati tra il 1466 ed il 1500: Simone (voi. XL, c. 296b), Iacomo (notaio: voi. XL, c. 51 b e sgg.), Pier Paolo [13] (notaio: voi. XL, cc. 128, i s 1 &c> XLIV, cc. 75 e 88 b), e Ieronimo (voi. XXVII, c. 177). Ora, se diamo retta a P. Pa-schini (P. P. Vergerio il giovane e la sua apostasia. Un episodio delle lotte religiose nel Cinquecento, Roma, 1925, p. 5), dovremmo probabilmente considerare quest’ultimo tutt’una persona col « Gi-«rolamo» ch’egli dichiara essere stato padre del vescovo Giustinopolitano e de’ suoi fratelli, senza però allegare alcun documento o fonte che conforti quest’asserto; ma la lapide invece nel Duomo di Capodistria che ricorda Aurelio Vergerio - indubbiamente fratello del vescovo Pier Paolo - lo chiama «Iac. F.»; e, similmente, tutti i biografi che si son occupati di Aurelio s’accordano nell’ affermare che suo padre aveva nome « Giacomo » (cf. ad es. P. Stancovich, Biografia degli Uomini distinti dell’Istria1, cit., pp. 95 Pier Paolo Vergerio. 3°