8 EPISTOLARIO .u c-podiuru e et abundantem honoribus et commodis, queW non modeste virtuti collocato in un do- 1 s'amt'Su“»fquin- U1C debentur(b). vellem profecto multa tibi; non enim facile cre-dere posses quanta tibi afficior dilectione, primo propter virtutem L' ('«r T.imó'ji tuam, dchinc attendens auxilia et consilia, que tu michi semper cui gli è stato sem- . ... , . pie urgo. ìmpigrc prestitisti. tuis emni tavoribus, si non sum immemor, 5 Gii annunzia poi tuisque consiliis huc usque devectusW Sum. quantum, inquam, te noKen«"^'gìo- diligam, apud me est. magistrum Iohannemvultu michi prius (a) Codd. qui (b) B pone lineette dopo debentur, e comincia un nuovo rigo. (c) C provectus In luogo di consiliis P ripete favoribus (1) Se si eccettuino le scarse no tizie che ci provengono dall’Epistolario vergeriano, ben poco sappiamo sul conto di codesto Giovanni, indubbiamente Giovanni da Bologna, e da non confondersi con l’altro Giovanni, che aveva carteggio anch’esso con P. P. V., cioè Giovanni di Conversino da Ravenna. Dalla presente appare che « magister Ioannes » aveva una certa parentela con Santo dei Pellegrini, e perciò, benché probabilmente molto più lontana, anche con i Vergeri (cf. tavola I). Poiché nell’epist. LXXVII, dettata dopo la morte di Santo, il Nostro si congratula con Giovanni delle disposizioni prese per tutelare la tenue eredità lasciata dall’amico comune ai tigli, e da uno de’ documenti stampati dall’HoRTis (loc. cit.) risulta che « com-« missariiet tutores filiorum etheredum « predirti dni Sancti » erano donna Ignera, vedova del defunto, e « ser « Ioannes di Bonomis », cugino della vedova, eravamo indotti a credere doversi sempre trattare di un solo Giovanni, e quasi sospettare una confusione nei codici tra « de Bonomis » e « de « Bononia » o «Bononiensis ». Senon-chè un documento in data del 3 aprile 1391, in cui si fa altresì menzione di Santo dei Pellegrini, ricorda la vendita di un fondo di saline a «magi-« stro Iohanni de Bononia cirogico sala-« riato et habitatori in Mtigla » (Arch. Civico di Capodistria, voi. VII, c. 55); onde non potendosi ammettere che il notaio capodistriano sia incorso in un errore così poco attendibile, rinunciamo senz’altro a quest'identificazione, paghi di supporre che l’affinità tra Giovanni e Santo sia da cercarsi da parte della moglie sconosciuta del primo. Che Giovanni s’interessasse agli avvenimenti politici del tempo risulta non solo dalle epist. XXVII, XXXI1II, XXXVI e XXXXVIII e sgg., ma pure da una corrisposta di cento ducati al capitano ed a vari uomini di Monfalcone nel 1393 perii riscatto «magistri Io-« hannis medici, Nicolai de Bononia, «magistri Christophori et ser Paulo « Quere, omnium habitantium in Mu-« già », che erano stati catturati a Mug-gia da Giovanni Bianchini ed Alessio Bertoni, ribellatisi al governo del patriarca Giovanni (cf. V. Joppj, Documenti inediti sulla storia di Muggia, in Archeografo Triestino, V, 1877, doc. XVII, p. 315). L’anno della morte di Giovanni è incerto. Dall’epist. CX, scritta da Giovanni da Ravenna nel 1406, parrebbe che allora egli fosse già morto ; d’altra parte, troviamo suo figlio Bernardo (cf. epist. LXIIII) citato come « filius magistri Iohannis « de Bononia » (cioè senza « quon-« dam») nel 1412, allorquando chiese al gastaldo del doge di Venezia « car-«tam securitatis,.. de ducatis .xxx.