336 EPISTOLARIO sapendolo in mezzo d’una navigazione burrascosa, talché, se maggior n’è la difficolta che non il rischio, non senza gran travaglio tuttavia riescirà a buon fine. Ed invero, essendo il papato coinvolto nella lotta per il regno di Napoli, se non succederà qualche inattesa novità, la vittoria si avrà solo a prezzo di sangue. Oltre a ciò, le circostanze della vita privata dello Zabarella gli cagionano un* in-quietitudine gravissima. A tanta ansietà, egli, pur lontano, partecipa, e si dichiara pronto a venire, qualora possa recargli aiuto o conforto. nequeo nonw esse sollicitus, qui tempestate non satis prospera difficilem navigationem ingressus sis, in qua, etsi discrimine res non vacat, plus tarnen laboris inesse video quam periculi. quanvis enim fieri vix potest ut vobis summa rerum depereat , absque tarnen multo labore et acri contentione in tranquillo collocari 5 non potest, coniuncta est enim cum causa summi pontificatus etiam causa M regni, pro qua obtinenda nichil est quod mortales impendere dubitent, omnia vero vel extrema ferre par extimant. itaque, nisi quid inopinati® accidatqualia multa et sors re-gnorum et regis orbitas (0 viteque eius ratio polliceri videntur, non io erit incruenta victoria, privatim ® vero, novitas in te dignitatis, domestica res angusta, caritas rerum undique, pestilens urbis aura, opinio belli circumsonans : hec omnia graves afferre tibi curas non dubito, quarum(m) ego absens utcunque particeps fio. si quid autem in me presente opis aut solatii positum vides, nichil recuso. mea 15 vero causa ubivis gentium W esse nunc malo. vale. Iustinopoli, .vili, novembris 1411. (a) Ra om. nequeo non (b) P nobis (c) Go vix pereat (d) P Ra labore In acri (e) B P coniuncta est enim causa summ. pont. etiam causa G enim causa summ. pont. et causa (f ) P non est quod (g) B fere (h) P ni se quid (i) P inopinate (k) Go cadat (1) Dopo privatim l'epistola s’arresta in B), in calce alla c. 80 b. (m) Go quorum (n) G genitum una vittoria decisiva su le truppe napoletane a Roccasecca, il 19 maggio, tornando poi in Francia. Il 9 settembre, Ladislao fu scomunicato da Giovanni XXIII, ma l’anno appresso la situazione politica si cambiò in vantaggio del re, e la pace fu bandita a Napoli il 16 ottobre. Gregorio XII pertanto venne abbandonato da Ladislao, e si mise di nuovo sotto la protezione di Carlo Malatesta. (1) Ripudiata nel 1392 la moglie Costanza Chiaromonte, Ladislao s’ammogliò più tardi con Maria Orsini, figlia del principe di Taranto. Mortagli questa seconda moglie nel 1404, Ladislao rimaneva vedovo senza prole legittima, sicché alla sua morte (6 agosto 1414) il regno di Napoli passò alla sorella Giovanna II.