METODO DELL’EDIZIONE LXXVII Per tali motivi dunque, e senza ponderare la cosa troppo curiosamente, abbiamo adottata una grafia, per così dire, mezzana, scolorita, alquanto fluttuante e certamente manchevole, ma con tutto ciò non troppo lontana (come giova sperare) da quella che s’intrav-vede nel primitivo autografo vergeriano, e tale poi da essere comodamente portata, quasi fosse una divisa, anche dalle epistole di certi corrispondenti del Nostro, i quali con tutta probabilità seguivano una vaga tradizione medievale. Ecco adunque le poche norme che abbiamo tentato di seguire: a) i dittonghi non si scrivono; b) le enclitiche -que, -ve e -ne sono unite alla parola a cui s’appoggiano 1 ; c) Yy, salvo qualche rarissima eccezione, non si usa mai; d) le parole composte, con o senza assimilazione di consonanti, si scrivono saldate insieme 2 ; e) l’assimilazione di m dinanzi a p tv b ammessa, nonostante il silenzio di Prisciano, in « ianpridem », « quenpiam », « quenvis », e « quanvis » 5 ; 1 Ades.: «quoque» (p 13,r. 7), «deque» (15,7), «fugiendumne? » (3 5,32). Anche «memet» (62, 21), «sibimet» (74, 21). 2 Ad es. : « nichilominus » (14, r. 9), « quamplurimis » (89, 6), «benecu-«pientibus» (64, 10), « benegerende » (70, 23), « unumquenque » (27, 1), « quantumlibet » (53, 7), « huiuscemodi » (164,24), « magnifaciamus » (118,21), «inprimis» (82, 11). 3 La regola di Prisciano suona : « ante c, d, t, q, f, non est scribenda m « sed n » (cf. V. Rossi, op. cit., p. clxvi) ; e quindi scriviamo « quencunque » (67, r. 25), «quandiu» (110, 10), «veruntamen» (60,6), «plerunque» (18,4). Però, «dumtaxat» (18, 20: Antonio Baruffaldi), «utcumque» (23, 4), e «quan-«tumque» (34, 4: « -que «enclitica»). Per 1 ' n dinanzi a lev, oltre all’autorità del Novati - op. cit., «quenlibet» (voi. Ili, p. 412, 28) e, sempre, «quanvis», - possiamo invocare ora quella del Sabbadini, il quale ci raccomandò le medesime grafie.