DI PIER PAOLO VERGERIO 325 agimus, male apud exteros audiri, quod, quem antiqui illi cardi-nales, qui leges pacis iam desitas constituerunt, deserendum puta-verint, et a quo ceteri ferme omnes prelati qui in curia versabantur veteresque curiales secesserint, hunc pauci sequimur et, quod in 5 nobis W (situm erat), scisma nutrivimus. equidem, ut de me dicam, eo animo semper fui et nunc nichilominus sum (b), (quod, si quoquo modo) viderem abscessu meo unitatem Ecclesie, non dico in proximo; nam, more senum, ego (prope conspectum) nichil video; sed si aliquando tandem futuram(d) viderem, nichil agerem M 10 (promptius, nichil) libentius quam quod hinc me quam primum cursu velocissimo proriperem. veruni (inaniter) se excusat, qui causam affert qua eque cuilibet^ uti licet, itidem omnes scilicet dicere, et nunc et antea poterant, qui manendum sibi constituissent. sed cum illi tot ac tanti viri qui secesserunt ita iudicaverint, non 15 licere pacem Ecclesie nisi per cunctorum secessionem reparare(h), nemini iam fas esse arbitrar rationem pro se reddere, que sit ceteris communis, et que, cum sit in universis fallax ac repro- (a) Dopo nobis lacuna di forse due parole in B P, con spazio lasciato in bianco, e poi scisma. Ra, le cui varianti appaiono più che mai storpiature o correzioni spropositate di P, dà et quidem in nobis scisma Combi colma la lacuna con erat (b) Dopo sum nuova lacuna in BP. B finisce la riga con nihilominus sum, e poi, lasciato in biauco uno spazio di circa quattro parole, continua viderem abscessu. P, che recava soltanto sum proximo, aggiunge nel margine abscessu meo unit, eccles. non dico Comb i dà sum, ut si abscessu. (c) Dopo ego altra lacuna, forse di due parole, in B P. Combi, seguendo Ra o P M, mette ego huiusmodi nihil (d) B futurum (e) Dopo agerem altra lacuna uguale in BP. Combi, seguendo Ra, mette semplicemente nihll libentius agerem quam (f) Dopo verum lacuna d’una parola in BP. Ra dà aliter, lezione riprodotta dal Combi. (g) B eque civilibus (h) B P separar! PM iu marg.: • Non est sensus, licet uterque codex idem habeat. Forte parari * C 0 mb i dà reparari II Sab-b ad ini propone sperari é laonde fu pattuito che queste erezioni vasse a Capodistria. Che egli sia tor-dovessero esser immediatamente ri- nato o comunque andato a Cividale mosse, qualora il Nostro o i suoi eredi in seguito all’« ingiuria » ? Parrebbe lo richiedessero, sotto pena di venticin- di si : egli dice infatti qui « qui hic que lire di piccoli). Ora poiché, come «agimus», e ciò può intendersi sol-testé legemmo (epist. CXXI), il V. tanto dell’ambiente del pontefice. Per non era presente a Cividale per trattar conchiudere dunque diremo che le inla questione del decanato, il primo dicazioni di tempo e di luogo, di cui di luglio, ma fu invece rappresentato disponiamo, danno buon fondamento da un altro membro della famiglia del per ritenere la presente scritta verso Tacco, possiamo credere che dalla fine la fine di luglio 1409, e, con maggior del giugno per lo meno egli si tro- incertezza, da Cividale. Ben è vero che, dopo la secessione a Pisa, tutti accusano i pochi Gregoriani di protrarre lo scisma; ma, in quanto a sè, ove la sua secessione potesse giovar all’unità pur anco lontana della Chiesa, partirebbe immediatamente. Senonchè, codesta scusa ormai riesce vana perché troppo generale ; ed egli anzi stima, d’accordo in ciò con quei di Pisa, non esser lecito sece-dcre da solo, quando il farlo in molti è ormai palesato un rimedio fallace.