284 EPISTOLARIO po la sua partenza da Padova. La guerra, che indi a poco scoppiò violentissima, fece impossibile ogni ricerca, ed egli stesso appena riuscì a salvarsi prima dello sfacelo della signoria Carrarese. Altre calamità poi gli impedirono di occuparsi della sorte sempre incerta di Giovanni ; ma, non appena potè, cercò di in- dia neque epistolam neque nuntium a me tuleris, sed quod in-certus eram ubinam gentium vitam ageres. nam, postquam tu parum quidem, ut tunc res erat, probato iudicio tuo, ut vero even-tus docuit, etiam salubri consilio discessisti, exarsit subito inopi-natum bellum et, quale inter finitimos solet, sive ex veteri odio 5 sive ex novis causis, acerrimum ; itaque nichil eo tempore audire W de te licuit. cum vero M et ipse vix ex eo naufragio evase-rim W, quod imminere propediem videbatur, dehiscentibus iam rimis(d) et iam iamque undis subeuntibus, incertus eram nichilo-minus ubi resedisses aut quo interea locorum W divertisses ; tue 10 memor fortune, que te totiens, ut referentem crebro audivisse menimi, domicilia mutare electasque vite sedes deserere atque identi-dem(f> repetere desertas adegissette). ea igitur de te ut diligentior essem inquirere, et ipse mea adversa sorte turbatus et novis iactatus casibus (*) nequivi satis (h> mentem advertere. ut primum autem 15 (a) P nihil audire eo tempore (b) P quam vero (c) Co om. evaserim (d) PG remis (e) P quo in terra locorum (f) BPG in ldentldem (g) G adeglsse (II) B ne quivi satis a breve distanza quella scritta in nome del pontefice. Che non fosse mai terminata pare probabile, e forse, come dice il Novati (nonostante la data da lui proposta per la precedente), perchè il V. l’aveva appena abbozzata quando, il 4 maggio 1406, Coluccio mori. (2) Rifugiatosi a Venezia prima del 23 giugno 1404, data della dichiarazione di guerra tra Francesco Novello da Carrara e la Repubblica, Giovanni da Ravenna vi si fermava sino alla metà del 1406, trasferendosi in seguito a Muggia, dove fu chiamato a reggere la scuola pubblica. Il V. nel frattempo aveva chiesto ai suoi amici di Venezia informazioni sul conto di lui, ma nessuno seppe dirgli nulla, finché il Ravennate stesso, incontratone uno per caso e ricevuti i saluti del V., scrisse a questo direttamente, dandogli, in una lettera che non c’è pervenuta, le notizie desiderate. A questa lettera il V. ri- sponde con la presente (cf. R. Sabba-dini, Giovanni da Ravenna cit., pp. 96, e 109). Giovanni però non la ricevette prima dell’inverno susseguente (cf. l’epist. CXIII); e, poiché risulta dal-l’epist. CX che nel frattempo egli aveva pur avuto dal V. una lettera ora perduta, che conteneva tra l’altro un elogio di Simone Saltarelli, vescovo di Trieste, il cui messo consegnò la lettera a Giovanni, supponiamo che il V., dopo avere scritta la presente, dettò a breve distanza di tempo la lettera scomparsa, che giunse alla destinazione con notevole anticipo di tempo, forse appunto perchè viaggiava col corriere del vescovo. (1) Dal discorso pronunciato dal V. nell’occasione della restituzione di Castel S. Angelo a Innocenzo VII, il 6 agosto del 1406, risulta ch’egli era oramai entrato nella schiera de’ curiali quando il papa fu costretto a rifugiarsi a Viterbo,