GIUNTE S°5 Frùhhumanismus und Staatskunst in Ve-nedig, Berlin (Die Runde), 1932. Il Gothein ha dimostrato, mediante il testamento del padre di Francesco, che questi nacque nel 1390, ma non s’è dato pensiero dei documenti che dimostrano che il trattato De re uxoria, da lui assegnato al 1415, non può essere anteriore al 1416; e che, al contrario di quanto egli scrive (p. 358, n. 27), la lettera del V. non è pertanto del 1416, bensì del 1417. A tal proposito, il Sabbadini ci fa presente che dal carteggio del Barbaro col Traversari (VI, 5, 6, 7) risulta che, nel febbraio e nel marzo 1416, il Barbaro era tutto occupato a raccogliere e trascrivere codici greci ; che dalla seconda metà di marzo alla fine di maggio la loro corrispondenza tace; e che, addi 1 giugno 1416, il Traversari (VI, 15) aveva già letto l’opuscolo (vedasi, per queste date, F. P. Luiso, Riordinamento dell'Epistolario di A. Traversari, Firenze, 1898, I, p. 35). Nel frattempo dunque cade la composizione del De re uxoria, di cui la copia più antica, esemplata a Firenze (Laur. 78, 24), è del 24 maggio 1416. Lo Gnesotto d’altronde trovò la conferma che le nozze medicee ebbero luogo nel 1416, in un documento del-l’Archivio di Stato di Firenze (cf. Alti ... della R. Accademia ... in Padova, voi. XXX, 1914, p. 284 e p. 292, n. 8). E che l’anno 1416 fosse la data della composizione del trattato, fu l’opinione anche del D’Agostini, il quale cita la dichiarazione del Barbaro, che asserì d’avervi speso venticinque giorni (cf. Scritt. vini%. cit., voi. II, pp. 40 e 122). P. 405, r. 1/. Rispetto ai fisici, cf. Avicennae Li-ber canonis &c., Venetiis, MDLV, lib. I, Fen II, Doct. II, cap. ix, p. 34D, e lib. IV, Fen I, tract. iv, cap. 1, p. 434 a. Nel primo passo vien detto: «est « putrefactio quae accidit aeri, similis « putrefactioni aquae stagnanti foeti-« dae. Pestilentia autem et aeris pu-« trefactio secundum plurimum evenit « in postremo aestatis et in autumno»; e, nel secondo, che, essendo l’aria appestata, « putrefit quod circundat « ipsum [cor] de humiditate, et accidit «caliditas... et spargitur in corpore «causa fluxibilitatis suae et fit febris « pestilentialis ». P. 411, nota 2. La fonte della citazione è piuttosto s. Aug. De civilale Dei, V, ix, luogo peraltro che dipende da Varrone. P. 412, nota 1. Non siamo riusciti a rinvenire la fonte di questo pur notissimo detto, nè possiamo allegare passo alcuno, in cui esso si cita, di data anteriore a quella della lettera diretta tra il 1392 ed il 1394 (secondo UNovati) da Coluccio a Pellegrino Zambeccari (cf. Epistolario cit., voi. Ili, p. 47), dove il detto - «ut ille inquit » - apparisce nella consulta forma dell’emistichio: « sapiens dominabitur astris ». Un annotatore recente del De dignitale et augmentis Scientiarum di F. Bacon (lib. Vili, cap. il, De negotiis &c.), afferma bensì che « ‘ Cognatus’ lo « ascrive a Tolomeo », ma non ci parve prezzo dell’opera ricercare le elucubrazioni di Gilbert Cousin (1506-67), per alcun tempo amanuense d’Erasmo, per ritrovarvi un’attribuzione così poco attendibile. Lorenzo Bonincontri invece, commentando Manilio, scrive (circa 1450), della musa Platonis, [astri Qui docuit mentes hominum dominaricr Ht posse interdum convertere fata futuri Temporis, et nullis subiectas motibus esse. (Cf. B. Soldati, La Poesia astrologica lui Quattrocento, in Biblioteca Storica del Rinascimento, Firenze, 1906, p. 195). Pier Paolo Vergerio. 32*