DI PIER PAOLO VERGERIO 209 Iacobus de Zabarellis (l> rediens tibi reddidisse debuit. ille, de quo scribis, si meo exemplo usus esset, clamidem non amisisset. ego pro, enim, visis procul armatis quos hostes putabamus, cum ceteri clamidas suas exuerent; atque ita tacere me iubebant; ego vero 5 neque ad defensionem neque ad fugam viam viderem, « clamida-« tus », inquam, « capi volo, quando ita necesse est ». reliquos casus itineris nostri ab illis cognosces qui iam redierunt. rem Pisanam audisti <-2\ an tibi parum sagax videtur qui cum inimi-corum urbes vi capere non possit, eas que amicorum sunt occu-10 pare insidiis paret? domino Ludovico de Buzacharinis (5>, patri et fratribus^me recommenda, d. Antonio de sancto Angelod. Petro de Al.<6), parentibus quoque tuis. Franciscus te salutat. Rome, 5“ februarii 1398. IJ (1) Cugino di Francesco e figlio di Andrea di Daniele Zabarella, Iacopo è ricordato con i fratelli Giovanni e Pietro nell’ atto di cessione d’una cappella da parte dei frati di Sant’Antonio a Francesco il 27 giugno 1398 (Gloria, Monumenti cit. I, § 329). (2) La presa di possesso di Pisa, venduta dopo lunghe trattative al Visconti da Gherardo d’Appiano, ebbe luogol’n o il 21 gennaio 1399 (cf. Ga-tari, Cronaca Carrarese in Rer. Itaì. ScriptXVII, 1, p. 466 nota 1). (3) Cf. la nota 1 all’epist. LXXIII, p. 172. (4) Arcoano di Pataro Buzzacarini, cognato di Francesco il Vecchio da Carrara, è ricordato nei Monumenti più volte fra il 1375 ed il 1402, anno in cui fece testamento addi 7 novembre. L’ii aprile del 1398 assistette al rogito d’un atto notarile insieme con suo figlio Lodovico nella sua abitazione in contrada Sant’Urbano. Due altri figli sono menzionati nei Monumenti: Pataro, in data del 5 giugno 1392, e Francesco, che fu mandato quale ambasciatore con Ognibene Scola presso et vale, socios saluta, dominus Tuus P. P. Vergerius. Roberto di Baviera nell’anno 1401. •(5) Antonio di Tisone da Sant’Angelo, cittadino onorario di Padova, ascritto al Collegio dei giudici nel 1379, talvolta giudice arbitro, spesse volte consulente e giudice delegato del Carrarese, era professore e promotore in diritto allo Studio di Padova sino al 1400, anno in cui fece testamento e morì (cf. Gloria, Monumenti cit., I, § 403-6). (6) Pietro di Alvarotto Alvarotti, padovano, scolare di diritto civile nel 1387, ne consegui la licenza il 16 ottobre 1393, essendo promosso dallo Zabarella in uno con Antonio da Sant’Angelo e Giovanni Lambertacci. Nel 1401 egli pronunciò l’orazione pubblica innanzi al re de’ Romani (Cod. Vat. 5223, c. 72B-74), e nel 1402, anno in cui fu ascritto al Collegio dei giuristi, fu inviato quale ambasciatore a Venezia per trattare la pace con il Visconti (cf. Gloria, op. cit., I, § 429 sgg.). Secondo R. Cessi, si tratterebbe invece di Pietro «de Alessis», cancelliere del Carrarese (cf. Nuove Ricerche su 0. Scola cit., p. 97). Se quel tale si fosse tenuto, come ha fatto il V., il cappotto, non 1* avrebbe lasciato in preda ai soldati. Che ne pensa della vendita di Pisa al Visconti ? Saluti gli amici padovani. Pier Paolo Vergerlo. 14