DI PIER PAOLO VERGERIO 371 libenter autem hec mecuni memoro, ut recognoscam quantuin illi vita defuncto vivens ego in unaquaque re debeam, et quantum « aut aliis ab eo super hoc sufficientem « potestatem habentibus, tractare et « concludere..... possint » (Van der Hardt, voi. IV, p. 457; Mansi, volume XXVII col. 769). È degno di rilievo che nel Diario del Cerretani (pubblicato dal Finke) il nome del V. non figura nell’elenco; ciò che forse si spiega dal fatto che il Nostro era di tutti gli ambasciatori il meno conosciuto. La missione si mise in viaggio, unitamente con Sigismondo, alla volta di Narbona e Perpignano addi 21 luglio, e tornò a Costanza nel gennaio seguente. Sigismondo invece si recò direttamente a Parigi e Londra, e fu di ritorno a Costanza soltanto il 27 gennaio 1417. Del V. nel frattempo perdiamo ogni traccia. Le trattative coll’antipapa fallirono, ma Aragona, Castiglia, Navarra e Foix gli tolsero l’obbedienza e mandarono in seguito i loro rappresentanti al concilio. Col ritorno di Sigismondo, il quale, non contento d’essere «advocatus et «defensor militantis Ecdesiae», mirava, a detta de’ cardinali Romani, a farsi «caput et dispositor concilii», si rinnovavano in forma ancor più violenta le controversie che, sin dalla fuga di Giovanni XXIII, avevano minacciato di far naufragare ogni possibilità d’accordo; controversie intorno alla supremazia del concilio sopra il papa, 1’ ordine in cui si dovesse procedere all’elezione del nuovo papa ed alla riforma «in capite et membris», e perfino intorno al modo dell’ elezione stessa. Dall’una parte, i cardinali e, con essi, le tre « nazioni » latine -Francese, Italiana, Spagnola - sostenevano la necessità di procedere immediatamente all’elezione, nella quale i cardinali reclamavano i loro diritti ; dall’altra, Sigismondo, appoggiato dalle « nazioni » Inglese e Tedesca, insisteva perchè innanzi tutto si attuasse la riforma, e che l’elezione fosse fatta, non dal Sacro Collegio, bensì dall’ intero concilio. E quando, alla vigilia di Pentecoste (29 maggio 1417), i cardinali infine acconsentirono acciocché un numero uguale di prelati rappresentativi delle « nazioni » godesse del diritto di votare - proposta questa che, accompagnata dall’opportuno conferimento di vari benefici, riscontrò l’approvazione di molti anche tra i partigiani del re de’ Romani - Sigismondo, tuttavia, accortosi che non vi si faceva parola alcuna intorno alla riforma, rifiutò di accettare la « ce-« dola » de’ cardinali, e, strano a dirsi, trovò un alleato nell’amico intrinseco dello Zabarella allora gravemente ammalato. Nel Diario del cardinale Fil-lastre (cf. H. Finke, Forschungen und Quellen cit., p. 202) si legge : « Hiis die-« bus multi adherentes regi visi sunt « cedulam per collegium cardinalium « oblatam suprascriptam impugnare, « inter quos unus doctor Petrus Paulus « Ytalicus. Ille obtulit se publice impu-« gnaturum die veneris post festum Cor-« poris Christi, que fuit .xi. iunii, in loco « nacionis Germanie. Et super hoc « posuit cedulas in valvis ecclesiarum, « propter quod cardinales aliqui et « plures ex nacionibus Ytalie et Gallie « propter hoc congregati constituerunt « de qualibet illarum nacionum sex « doctores, tres theologos et tres iuri-« stas, ex quibus duo debebant dictam « cedulam comprobare et respondere « argumentis illius et alti assistere. « Dieta autem die veneris comparue-«runt plures in dicto loco; sed illi de «nacione Germanie prohibuerunt ibi « fieri disputacionem. Et nichil fuit Riconosce con gioia le gentilezze usategli in ogni circostanza della vita