LXXXIV PREFAZIONE neriane alla forma classica, stimavamo non doversi ritenere genuine nemmeno le altre rubriche classiche. Queste pertanto si trovano relegate, salvo qualche rara eccezione, all’apparato critico. Riguardo alla grafia « Petrus Paulus », l’abbiamo adottata soltanto là, dove non ci soccorreva alcun testo con la forma « Petrus-« paulus », la quale è confortata dall’autografo (cf. T a -vola II). Commento &c . - Non altro è l’intento del breve Commento se non di accennare quel tanto riguardo alle circostanze, le persone e le citazioni, che valga ad illustrazione di ciascun’epistola; e quindi ci siamo di proposito astenuti da ogni tentativo di colorire il ritratto morale del Nostro o di farne (come si suol dire) la « valutazione » storica: esercizio che non era di nostra competenza nè di questo luogo. E lo stesso si dica pure di molti argomenti interessantissimi, che nascono dalla lettura dell’Epistolario considerato non più come una serie di componimenti, l’un dall’altro staccati, bensì come un corpo, le cui membra, nonostante le gravi perdite sofferte, sono tutte connesse tra loro mediante congiunture anche d’ordine formale, quali sarebbero l’andamento delle proposizioni nei vari periodi della vita di Pier Paolo, e tutto ciò che concerne alla dicitura ed allo stile1 - l’efficacia e la giocondità 1 La lingua, come la sintassi vergeriana, ci sembra generalmente sicura, se non sempre fedele ai modelli antichi. Pochissimi sono i termini recenti: ad es. «coniecturare» (p. t6, r. 4; 35, 2); « resumptio », forse nell’accezione della scuola (107, 7). «Gropella» (168,7) e «datalinuss (Almerico da Serravalle, 344,19) sono due voci ignote ai lessici. Del «cursus», se non c’inganniamo, si conserva ancora qualche traccia, particolarmente nelle epistole di data più antica. Le clausole dell’epist. XVIII,