DI PIER PAOLO VERGERIO 191 urbe posita iandudum(a) Virgilio fuerat, evertit. indigna res, sed « m>mov« u st.- . 1. tua di Virgilio? eo auctore indignissima. nam Virgilii quidem nec obscurare laudes M* * Virgilio non fece danno, bensì nec delere memoriam poterit, at vero se et res suas, quibus iam *s4-clarus undique habebatur(b), teterrima W nota labefactavit. et credi Si p°"vi> creder' (a) BPRGBp urbe dudum posita (b) CAr VMur. Iam undique clarus habetur G habeatur (c) V deterrima (2) Lodovico di Beltrando degli Ali-dosi, vicario pontificio d’Imola, creato cavaliere da Lodovico d’Angiò nel 1382, dopo aver tenuto la signoria della sua città dapprima sotto tutela della madre Elisa, succedette da solo al governo nel 1399. Nel 1398 gli fu conferita la cittadinanza di Venezia, e, eccettuato il breve periodo quando, spaventato dalle armi vittoriose del Visconti già alle porte d’Imola, negava obbedienza alla Chiesa e si dichiarava pel nemico, per ventun anni egli rimase fedele a Firenze, sicché, morto il Visconti nel 1402, ottenne dal legato Cossa nel 1403 la conferma della sua investitura. Nel 1424, durante la preponderanza militare di Filippo Maria Visconti nella Romagna, fu catturato assieme col fratello Beltrando e imprigionato nella rocca di Monza, dove rimase sino al 1426, quando fu liberato per le istanze della sorella Giovanna. Sperando che i Fiorentini lo rimettessero nella signoria d’Imola, Lodovico ora si ritirò presso i signori di Carpi, con i quali aveva parentela per la moglie Verde di Giberto Pio, ma di questa speranza rimase deluso, perchè dopo la giornata di Madodio, Firenze fece la pace con Milano nel 1428; onde fattosi frate Osservante a Modena, Lodovico si recò in seguito a Roma ed ivi mori nel 1430. « Buon omo ma avaro, astrologo con entusiasmo e non* atto a « reggere in tempi difficili », lo chiama >1 Litta : più fondate sono le testimonianze del suo amore alle lettere, del quale si ha la prova, non soltanto nel- l’amicizia contratta con Franco Sacchetti, con Simone Serdini, col Salutati e con lo stesso V., ma anche nel cod. 547 della Chigiana che conserva « di lui al-« cune rime, come pure si riconoscono « alcune sue lettere nelle quali dà alla « sorella, durante e dopo la prigionia, « suggerimenti vari circa il governo « dei suoi stati » (cf. F. Sansovino, Della origine et de fatti delle Famiglie illustri d’Italia, Venezia, 1670, p. 397 sgg.; Litta, Famiglie celebri d’Italia cit., Alidosio d’Imola, tav. i;No-vati, Epistolario di Coluccio Salutati cit. II, p. 389 sgg. ; R. Galli, s. v. Alidosi in Enciclopedia Italiana [Treccani]), voi. II. (3) Al dir del Litta, «estrema-« mente divoto, gran digiunatore, e «dedito ad esagerate pratiche di de-« vozione, particolarmente allorquando «le turbe dei Bianchi comparivano « in Italia sullo scorcio del Tre-« cento», Carlo di Galeotto Mala-testa da Rimini e di Elisabetta di Ridolfo Varano da Camerino, signore di Rimini,condottiere al soldo del Visconti dal 1390 in poi, corrispondente del Salutati (cf. Novati, Epistolario cit., voi. Ili, p. 534 sgg.), protettore di Gregorio XII, e generale dei Veneziani contro Filippo Spano nel 1413, ebbe parte grandissima a tutti gli avvenimenti politici e religiosi d’Italia sino al 1429, anno in cui egli morì ; (cf. Litta, Famiglie celebri d’Italia cit., voi. XIII, Malatesta, tav. x; C. Tonini, La coltura letteraria e scientìfica in Rimini, Sic., voi. I, p. 83 sgg.).