LXIV PREFAZIONE 1790. Venezia (Verci): [« Pollicitus sum me tibi » (XXXIIII)]. » » » « Rumores belli sollicite » (XXXV). Per ultimo, venendo al tempo immediatamente anteriore alla pubblicazione dell’edizione Combiana dell’Epistolario, rammentiamo le tre epistole divulgate da mons. Iacopo Bernardi: 1875. Firenze: «Ego cum scirem nullam » (CXV). 1876. » «Multam contraxisse necessitudinem » (LXXXXVI). » » « Nicolaus physicus » (CXXXVI). Risulta pertanto che le epistole vergeriane stampate, interamente o in parte, innanzi al 1887, assommano a ventidue; e, di questo numero, ben sedici videro la luce tra il 1723 ed il 1790. Ma l’impulso dato dal Muratori e dallo Zeno non era ancora esaurito. A mezzo lo stesso secolo xvm, due eruditi, di cui abbiamo già fatto menzione - il marchese Girolamo Gravisi di Capodistria ed il conte Gian Roberto Papafava di Padova 1 - concepirono entrambi 1 Intorno a Girolamo Gravisi (1720-1812) ved. P. Stancovich, Biografia cit., p. 336 e sg. ; G. Babuder, Cenni intorno alla vita ed agli scritti del marchese Girolamo Gravisi in Atti dell’ I. R. Ginnasio Superiore di Capodistria, ivi, 1868. Gian Roberto Papafava, autore d’un libro col semplice titolo di Dissertazione, in cui egli cercò di far la luce sulle origini della propria famiglia quale ramo del tronco Carrarese, nacque, secondochè afferma il Litta (Famiglie celebri d’Italia, voi. XIX, Carraresi detti Pappafava di Padova, tav. VI), nel 1722. L’anno della sua morte ci è ignoto, ma pare ch’egli sia vissuto fino ad un’età assai avanzata. Non ci fu dato di rinvenire traccia alcuna del carteggio scambiato, nel 1770, tra i due eruditi, bensì una sola lettera diretta dal Papafava al Gravisi su argomento affatto diverso; sospettiamo quindi che queste scritture siano ormai sottratte alla curiosità degli studiosi, e ci siamo pertanto valsi del testo parziale che ne pubblicò Iacopo Bernardi nello scritto già citato a p. xiii.