DI PIER PAOLO VERGERIO 23 fuerint tonto eas avidius assumamus? sed hoc opus non est: ipse enirn sibi sua dignitate^ pretium faciunt, et tu quodcunque scrip-seris, crede me, ut de me loquar, gratissime recepturum. arbi-trabar tamen ego te, utcumque res esset, multitudine litterarum 5 cogere posse(c> ut, si non solatio, saltem fastidio scriberes : quod quidem nichil adhuc(d> profecisse video neque profecturum credo, scio enim tantum te tacere posse quantum ego loqui. satis deinceps eritW michi sanitatem tuam et statum ab aliquo qui te viderit, vel te nolente W, cognoscere; ego tibi meum et voce et 10 scriptura narrabo; arbitriumte) scribendi penes te est non invi-tatus® forte facies quod invitatus sepe facere noluisti W. de petitis lccturis, ut credo, nosti quod magister Aldovrandinus(l) suam obti-nuit, ego logicam. magister Iacobus^ voto suo delusus est, de quo non parum dolui. sed quid? non possunt omnia ad nutum (a) P sibi dignitate sua (b) Co Arbitrar (c) BCGoP cognoscere posse (d) P quidem nec adhuc (e) B P Satis post hac erit (f) P vel nolente te (g) B et voce: et scriptum narrabo : arbltrium (h) C GoP narrabo arbitrium scribendi: quod penes te est (i) C namin vitatum (k) Dopo noluisti in BCGoP Vale Iustinopoli .xi. Cai. Aug[usti] 1403 «Ad lecturam loyce, magister Peci trus Paulus prò Universitate... « ad lecturam philosophie naturalis, « m. Aldovrandinus de Ferra-«ria» (cf. U. Dallari, I Rotuli dei Lettori legisti 1 artisti dello Studio Bolognese dal 1)84 al 1799, Bologna, 1888, I, p. 7). Sebbene nel ruolo per l’anno 1388-9 non si trovi menzione nè del nome di famiglia nè del luogo di provenienza di « magister Petrus «Paulus», la coincidenza della elezione di lui con quella di Aldovran-dino da Ferrara, presa assieme alla notizia recata nella presente, deve considerarsi come prova sicura che trattasi della stessa persona. D’altronde, mentre sappiamo che Aldovrandino teneva la «lectura pratice medicine di sero» a Bologna durante l’anno accademico 1598-9 (U. Dallari, loc. cit., p. 24), non v’è alcun indizio che ottenesse un lettorato in filosofia naturale dopo il 1589, nè a Bologna, nè a Padova, nella quale città peraltro non troviamo ch’egli sia mai stato se non due volte, nel 1386 (Gloria, Monumenti dello Studio di Padova, II, p. 186; documento del 18 aprile, 1386, «pres. « mag. Aldevrandino fil. mag. Zilfredo «physici de Ferraría»), e nel 1390, quando assistè al dottorato nelle arti di Niccolò Cesi da Treviso (ibid., I, § 883). La presente va quindi assegnata all’estate del 1388, e poiché nel settembre di quell’anno il V. trascrisse a Capodistria il brano del Timeo, di cui fu detto sopra, le indicazioni del mese e del luogo date dai codici possono ritenersi verisimili. (1) Per altre notizie concernenti Aldovrandino cf. le epist. XXXVIII, XXXVIIII.LXIII, LXVII, LXX.LXXI, e LXXII. (2) Chi sia questo « magister Iaco-« bus » non sappiamo. inganna. Esse valgono per i loro pregi intrinseci, c perciò saranno sempre molto desiderate. D’ora in poi, accortosi che le sollecitazioni sono ilei tutto vane, sarà nago di inviargli le proprie nuove; riscriva Ugo o taccia, come meglio gli aggrada. Annunzia l’esito delle elezioni a lettorati nello Studio Bolognese,