470 EPISTOLARIO de Verzeriis M, heredis dicti quondam testatoris, signumque et nomen meum consuetum apposui (b) in fidem et testimonium premissorum. Nos, Iulianus, cardinalis (O S. Angeli &c., apostolice sedis legatus. Quia de tabel(l)ionum fama inter (d) locorum distantiam aliquotiens dubi-tatur, notum (e> facimus universis et singulis presentes litteras inspecturis quod venerabilis vir Petrus Paulus de Buionis (f), qui suprascriptum instru- (a) G Z Vergeriis (b) A appositum (?) G signoque et nomine meis consuetis appositis (c) A gardinalis (d) GZ propter (e) A noctum (f) A Bononiis oppur Dononiis (?) Domenico [4] invece, già morto il 19 luglio 1406, nacque bensì una figlia, ma costei chiamavasi, non già Orsola, ma Fantina, come risulta manifesto dal documento in cui Giovanni, fratello del fu Domenico, compariva nel giorno predetto quale procuratore « Marie, uxoris « egregii et potentis viri domini Kroli « Geno, honorabilis civis Veneciarum, « eius matris, et commissarie olim ser «Dominici de Vergeriis eius filii ac «tutricis Colmani et Fantine, filio-« rum dicti olim ser Dominici » (ivi, voi. XV, pag. non num.). È da escludersi poi che Domenico [4] abbia avuto degli altri figli legittimi già maggiorenni nel 1406. Da questo lato dunque inclineremmo a vedere nella piccola Fantina - nome forse vezzeggiativo -la futura donna, che, essendo nel 1444 pressoché quarantenne, sarebbe qui chiamata Orsola, e bisognerebbe perciò supporre che tale fosse il suo vero nome di battesimo. Ma lasciando questo, che può in verità parer troppo forte a credere, ci troviamo subito di fronte ad un’altra difficoltà. Dal testamento, che fu rogato soltanto due mesi prima della dichiarazione del notaio, parrebbe che, all’atto di dettare la sua ultima volontà, il V. ignorasse che «Orsola» fosse la di lui erede, o, per lo meno, che sospettasse che dei parenti più vicini potessero sopravvivere in patria. Eppure Nicolò, il procuratore di Orsola, era stato presente alla stesura del documento in qualità di testimone, e dobbiamo anzi credere ch’egli intervenisse al rogito, appunto perchè da lei incaricato. Diversamente, la sua presenza sarebbe stata casuale, e occorrerebbe supporre ancora che l’erede, avuta notizia del testamento e dell’intervento di Nicolò, abbia pregato questo a far valere le di lei ragioni, non appena il V. fosse morto, e, per giunta, che tutto ciò sia avvenuto a meraviglia nel breve spazio di poche settimane. Di qui nasce un dubbio che Nicolò fosse parente o marito di Orsola, o, comunque, che quest’ultima da tempo dimorasse a Budapest ; se così fu, l’incertezza del V. riesce più spiegabile, e la mancanza di notizie capodistriane sul conto di Orsola (che presumibilmente avrebbe lasciato la patria in età ancora fresca), non offre più alcun motivo di sorpresa. Ma comunque sia della parentela che esisteva tra il V. e Orsola, come forse tra quest’ultima e Nicolò, non sembra che gli altri discendenti de’ Verger! - e fra essi viveva tuttavia a Capodistria, come lo stesso testamento attesta, l’amministratore de’ beni del Nostro -abbiano contestato il buon diritto di lei ; e quindi anche noi staremo paghi a ricordare la sua esistenza, pur confessando la nostra incapacità di darle uno stato civile e un domicilio certo. Rileviamo infine che il testamento non fa alcuna menzione di « molti libri « e greci e latini » : i soli oggetti di proprietà del Nostro, di cui si ha notizia, sono i poveri doni che il notaio Buioni aveva ancora seco quando tornò in Italia (cf. doc. IIII).