LXXII PREFAZIONE assai malconcie dalle mani del Combi. Alcune nuove epistole furono scoperte ed illustrate dal Sabbadini; il Bischoff fermò le date di gran numero di quelle che non ne recavano alcuna o la davano errata; mentre gli studi particolari del Sabbadini, dello Gnesotto, di Roberto Cessi e di Baccio Ziliotto, fra altri, concorrevano man mano a rischiarare molti aspetti così della vita come degli scritti del Nostro. Tuttavia, sebbene già nel 1904 comparisse nelì’Archivio Muratoriano una « Relazione », in cui furono enunciati i criteri ed il metodo d’una nuova pubblicazione dell’Epistolario, insieme con le altre opere del Vergerio, nella ristampa dei Rerum Italicarum Scriptores, i proponimenti dell’autore non sortirono, a notizia nostra, alcun altro effetto in circa un ventennio; e così si arriva agli inizi della presente edizione, di cui veniamo ora ad esporre il concetto generale. V. Testo. - Dal naufragio comune e continuo dei tentativi di pubblicare l’Epistolario riportiamoci dunque ai nostri manoscritti principali. Non abbisognano più parole per giustificare la conclusione che il testo della stampa doveva essere fondato sopra il cod. Bru-nacciano, per tutte le epistole racchiuse in esso; e perciò, eccettuate soltanto (fra queste) le epistole che si leggono ancora in Gu, ci siamo affidati principalmente, se non unicamente, all’autorità di B. Diciamo «non unicamente », perchè, data la frequenza di errori che s’incontrano pure in B, non ci è apparso opportuno