400 EPISTOLARIO coll’invio della lettera eruJita che questi indirizzò ad Antonio di Scr Chclli; e s’allieta d’aver così un’occasione di far cosa grata ad entrambi. Monselice, ji ottobre 1599. Non può non replicare a quella parte della sua lettera che suona aspro rimprovero a coloro che nella fuga corcano un rimedio alla peste, non modo amicorum sed ne ullius quidem; tanta est in te memorie vis; quod vel semel legeris aut audieris oblivisci soles, sed quo aliquando, ut presentibus nobis, cogitatio tua de nobis excita-retur. ecce igitur mitto ad te illius epistolam, quarn et magna doctrina et ornatu multo refertam ad probum virum Antonium 5 Chel(l)i perscripsit : munus quidem non quale apud vos desiderari solet, sed quale et te deceat et illum. in qua re existimo utrique vestrum gratum me facere, tibi, qui hoc genere delecteris, illi, qui ita facere me iussit. michi vero id gratissimum est, si quando facere me aliquid quod vobis gfatum sit video, vale. 10 [Marc. Lat. cl. XIV, 127, c. 185 (M); cl. XIV, 129, c. 153 (M1)]. Ad insignem virum ser Anthonium ser Chelli Florentinum w. Particulam epistole tue nuper ad me dimisse preterire tacitus ut velim, non possum tamen: eam dico particulam in qua plurimus es ac nimium fervidus in eos qui putent locorum secessu vitari 15 pestilentiam. his enim cum assentiar aut certe non obstem sed piane faveam, tua relegens non commoveri non potui, quod videbam (a) In M, sopra quest’intestazione, v'è pure l’argomento o titolo seguente: Vigente pestilenti» consultum esse sospitem locum petere, Et fato vel Dei providentia solertiam humanam non impediri Ml Epistola d. F. Zabarellc ad Antonium ser Cheli florentinum (vcd. Mittarelli, Bibliotbeca &c.S.Mi-cliaelis cit., praef. p. xvill, cod. 1230), fu in principio posseduto da Francesco Barbaro, il quale, secondo una nota die vi si legge in fine, l’aveva comprato dagli esecutori testamentari di Giovanni da Ravenna, 11 suo precettore (cf. R. Sabbadini, Le scoperte dei Codici cit., voi. I, p. 36, nota; Id. Giovanni da Ravenna cit., p. 99). Non ci è noto a chi il V. avesse da mandare copia della lettera-trattato dello Zaba-rella, che qui riproduciamo (con qualche cambiamento di grafia per le parole con consonanti doppie) dai codici suddetti, nè possiamo determinare in qual anno il V. la facesse trascrivere. Parrebbe, tuttavia, che la lettera accompagnatoria fosse scritta da Padova, e perciò tra il 1399 ed il 1405; e siccome il V. se ne stava lontano dal 1397 al 1400, e per lo più a Firenze, è verisimile che ambedue le missive fossero inviate all’ignoto amico, probabilmente anch’esso fiorentino, a breve distanza dal ritorno del V. a Padova. Se cosi fu, si potrebbe anche congetturare che il destinatario fosse Coluccio medesimo; ma, in realtà, trattandosi d’una trascrizione, è chiaro che noi non possiamo assegnare la presente ad alcun tempo preciso.